Venerdì 22 Marzo 2013 - Libertà
Otello, è tempo di gelosia
Stasera Verdi al Municipale, Barbacini dirige l'Orer
piacenza - «Un vessillo, è l'alato leon! Or la folgore lo svela» ed è Otello, dopo più di 30 anni, di ritorno al Teatro Municipale, a celebrare il 200° della nascita di Giuseppe Verdi, questa sera (ore 20,30 turno A di abbonamento) e domenica (ore 15,30 turno B); i quattro atti (35' cadauno), prevedono tre intervalli (20', per il necessario cambio scena). Nel 1893, alla prima rappresentazione, l'opera fu accolta «importante e degna della buona tradizione del nostro Teatro pel poderoso spartito di Verdi e pel suo grande interprete Ferdinando Avedano». Agli appassionati è offerta la bella occasione della coproduzione del Teatro Comunale di Modena e la Fondazione dei Teatri, che impegna l'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna, diretta dal maestro Maurizio Barbacini, di nota esperienza internazionale, il Coro della Fondazione Teatro di Modena, con anche elementi del Coro del Municipale, diretto dal maestro Stefano Colò. In scena il tenore lituano Kristian Benedikt è Otello, il soprano dalle Canarie Yolanda Auyanet Desdemona (domenica Virginia Tola), il baritono Alberto Mastromarino, già noto al pubblico del Municipale, è Jago. Per Cassio è in scena Arthur Espiritu (domenica Cristiano Olivieri), quindi Gianluca Bocchino (Roderigo), Enrico Turco (Lodovico), Matteo Ferrara (Montano), Elena Traversi (Emilia, dama di compagnia di Desdemona, ma anche moglie di Jago, complice dell'intrigo). Il regista Pier Francesco Maestrini si è mosso all'interno dell'imponente scena di Mauro Carosi realizzata nel 2006 per il San Carlo di Napoli, poi acquisita dal Regio di Parma, ora fatta rivivere a evocare le strutture murarie della fortezza di Cipro, caposaldo veneziano. Vi si incontrano la guerra e la vicenda intima d'un amore compromesso dalla folle gelosia. Il regista Maestrini ha tenuto ben presente la tradizione, con i ricchi costumi di Odette Maestrini. «Tuoni la guerra, s'ìnabissi il mondo, se dopo l'ira immensa vien quest'immenso amor».
Otello è la gelosia, sentimento di ribellione provocato da una reale o presunta inferiorità nei confronti d'un rivale in amore. Otello è un soldato, avvezzo al rito della guerra, vincere o morire, non comprende la complessità dei moti d'animo, non sa districarsi tra le parole di Jago, che dicono e non dicono, ma insinuano il tormentoso dubbio, il che è peggio. Verdi aveva destrezza nel gioco delle passioni, qui la rappresentazione è completamente realizzata nel linguaggio sonoro d'un declamato melodico continuo e richiede una vocalità di straordinaria ricchezza, fra le più impegnative del repertorio lirico. Otello è la penultima delle 27 opere realizzate, poi sarà Falstaff (1893) a chiudere in bellezza una carriera di compositore ineguagliata. Dopo il successo internazionale di Aida, poteva bastare a Verdi d'aver fatto tanto, ma l'impresario Ricordi non gli dava pace e Arrigo Boito, proprio l'autore della beffa irriverente dell'arte italiana, «presa nella cerchia del brutto e del cretino», lavorava all'adattamento del libretto dal 1879. Perdonato Boito dei versi improvvisati nel calore di un brindisi, Otello poté andare in scena alla Scala il 5 febbraio 1887, con protagonista il celebre tenore Francesco Tamagno.
Gian Carlo Andreoli