Venerdì 22 Marzo 2013 - Libertà
Lacan e la ricetta dell'etica del reale
Massimo Recalcati in Fondazione con il suo ultimo libro sullo psicanalista
piacenza - Non è la semplice presentazione di un libro di Massimo Recalcati (Jacques Lacan. Desiderio, godimento e soggettivazione (vol. I, Raffaello Cortina Editore, pp. 643), è molto di più la lezione che il massimo studioso di Lacan, uno dei più grandi psicanalisti europei, ha tenuto l'altra sera all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in una serata coordinata dal critico Eugenio Gazzola.
La forza e il fascino del libro di Recalcati stanno nella consapevolezza nel sapere, e nel dirci, che le tesi di Lacan non possono essere descritte dall'esterno, come una qualsiasi teoria, ma vanno riconosciute dentro di noi - nei nostri gesti e nelle nostre parole, nei nostri impulsi e nei nostri smarrimenti. In questo senso va intesa quella "sovversione del soggetto" cui, fin dai primi seminari, Lacan dedica la propria opera e dunque, come si diceva, la propria vita. Recalcati ricostruisce in tutte le sue pieghe lo sviluppo, tutt'altro che lineare, di un pensiero, come quello di Lacan, costituito nel punto di confluenza e di tensione tra esistenzialismo e strutturalismo, capace di assorbire, traducendoli in un impasto originalissimo, gli influssi di Hegel e Heidegger, di Sartre e Kojève, di Saussure e Jakobson - per non parlare di Freud, che è stato fino all'ultimo il suo interlocutore privilegiato. Definisce Jacques Lacan un marziano: «Un extraterrestre - ha spiegato Recalcati - che riesce a far convergere nel suo pensiero la dialettica umanistica e lo strutturalismo. Lacan sceglie anche di essere illeggibile e tortuoso per rispettare l'oggetto di cui si occupa, l'inconscio. Questo filosofo era inimitabile, il fatto è che troppi allievi hanno tentato di copiarlo». Recalcati cita Verdiglione e i guai con la giustizia che ebbe durante gli anni Settanta e poi la ripresa degli studi lacaniani dagli anni Ottanta ad oggi di cui Recalcati è il massimo esponente.
L'originalità di Lacan - nell'interpretazione di Recalcati - sta nella capacità di non contrapporre il godimento al desiderio, ma di cercare di articolarli in una forma che fa di uno il contenuto dell'altro. «Il processo di elaborazione - spiega - da parte dell'"io" è il luogo di questa alleanza, la zona mobile in cui le acque del desiderio confluiscono in quelle del godimento, pur senza mischiarsi». Godere nel desiderio, attraverso il desiderio - vale a dire non di una pienezza irraggiungibile, ma della differenza che ci attraversa e ci costituisce: ecco la sfida, il luogo impervio della nostra responsabilità etica verso l'altro. Quali sono i segni di questa possibile giuntura tra godimento e desiderio, pulsione e legge? Lacan li rintraccia in un'etica del reale, anche se il discorso è più complesso.
Ma Recalcati è terapeuta, psichiatra, si occupa di pazienti che non ce la fanno a dire di no, a tirarsi indietro e tira fuori il dramma del godimento: «La vita umana - spiega - non è alla ricerca il proprio bene, ma di un godimento che è al di là del principio del bene. Il godimento eccessivo ustiona, danneggia. Anche Freud individuava nell'umanità un godimento che danneggia la vita, attorno al quale ruotava l'enigma della pulsione di morte. La vita s'ingozza di godimento fino a morire. Il godimento è passione, feticismo, costruzione culturale addirittura Surrealistica fatta di oggetti bizzarri che portano alla morte».
C'è tempo per presentare Jonas Onlus, associazione senza fini di lucro con diciotto sedi in Italia e nata da un'idea di Recalcati, è impegnata nella cura di questi nuovi sintomi del disagio contemporaneo, quali l'anoressia, la bulimia, l'obesità, le depressioni, gli attacchi di panico, i fenomeni psicosomatici e il disagio della famiglia. «Oggi queste forme di sofferenza hanno assunto una diffusione epidemica - conclude - uno dei principi etici su cui si fonda la nostra associazione è rendere il costo della terapia accessibile a tutti. Per questo il costo delle sedute viene concordato in sede di colloquio tenendo conto delle possibilità di ciascuno». E poi le domande di un pubblico attento e preparato per una serata mai scontata.
Mauro Molinaroli