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Martedì 19 Marzo 2013 - Libertà

Madonna Sistina, un Raffaello per Piacenza

Sabato a Palazzo Farnese si apre la mostra che celebra i 500 anni del capolavoro

di ANNA ANSELMI
La Madonna Sistina si è lasciata Piacenza alle spalle oltre due secoli e mezzo fa quando, dopo tribolate trattative durate un paio di anni, nel 1754 il famoso dipinto si diresse alla volta di Dresda, dove ancora oggi lo si può ammirare, capolavoro tra i capolavori, alla Gemäldegalerie della Firenze sull'Elba. In riva al Po, nonostante vicende travagliate, sopravvive comunque il complesso monumentale di San Sisto al quale la pala, salutata da Giorgio Vasari come "cosa veramente rarissima e singolare", era stata da subito destinata.
La nostra città l'accolse tra il 1512 e il 1513, evento che il Comune di Piacenza ha voluto ricordare, nel quinto centenario, con una mostra documentaria che riporta all'attenzione l'importanza della chiesa abbaziale e i motivi di una perdita incommensurabile. L'illustre protagonista, celebrata dall'esposizione Un Raffaello per Piacenza - che si inaugurerà sabato alle 17 nello Spazio Mostre di Palazzo Farnese e sarà visitabile fino al 9 giugno - rimarrà invece assente, rimarcando così le conseguenze ineluttabili di certi gesti non sempre, neppure per periodi temporanei, reversibili. «Ci si può chiedere: perché una mostra senza l'opera? » è la domanda sulla quale si è soffermata ieri, alla presentazione dell'iniziativa, l'assessore alla cultura Tiziana Albasi. Le risposte che giustificano l'operazione sono molteplici. Albasi ha sottolineato in primis il valore di riaffermare una serie di conoscenze attraverso le quali si mantiene viva l'appartenenza dell'immagine a quel luogo straordinario che è San Sisto (per l'occasione è stata restaurata la copia di anonimo della Madonna Sistina, con novità sulla datazione, ora ritenuta di fine ‘600 e non di metà ‘700 come ipotizzato in passato). Citando Heidegger, ha richiamato il concetto di "essenza dell'immagine" che, per lo studioso tedesco, rivelava la verità delle cose solo nell'ambito del luogo per il quale l'immagine stessa era stata concepita. Riflessioni che si intrecciano con la moda del collezionismo che, quasi due secoli prima del saggio L'origine dell'opera d'arte di Heidegger, generò un'eccezionale migrazione di pezzi per l'Europa. Albasi ha rievocato come, più o meno mentre si perfezionava il contratto per l'esodo della Madonna Sistina, Piacenza dava addio anche alla possibilità di tenere la Tabula Alimentaria scoperta a Veleia, finita a Parma. Nel 2013 il focalizzare l'interesse su San Sisto assume comunque ulteriori valenze di spiccata attualità, in quanto - come ribadito dall'assessore - l'area è coinvolta in progetti dalle notevoli ricadute sulla città.
Ma, al di là della dimensione locale, il quadro di Raffaello si è ormai affermato come un'icona dell'immaginario collettivo e la mostra - ha spiegato Antonella Gigli, direttrice dei Musei di Palazzo Farnese e curatrice dell'esposizione - si conclude proprio con un itinerario, tra marketing e pubblicità, sugli utilizzi di questa rappresentazione conosciuta in tutto il mondo. Insieme a Gigli ha lavorato un comitato scientifico formato da: Massimo Baucia, Eugenio Gazzola, Susanna Pighi e Marcello Spigaroli. Ieri sono intervenuti anche: Francesca Valentini, ispettrice di zona della Soprintendenza per i beni storico-artistici di Parma e Piacenza, in rappresentanza della soprintendente Mariella Utili; Pighi, per l'ufficio beni culturali della diocesi di Piacenza-Bobbio; Federico Benassi, district manager Area Nord di Groupama assicurazioni, e Simona Ceruti, presidente del Soroptimist. Accanto a questi enti e associazioni, alla realizzazione della mostra, organizzata dal Comune in collaborazione con l'Ente per il restauro di Palazzo Farnese, hanno contribuito: la parrocchia di San Sisto, la Banca di Piacenza (per la quale era presente Danilo Pautasso), il Cineclub Piacenza, l'Archivio Gulieri la Biblioteca Passerini-Landi (presente il conservatore del Fondo Antico, Massimo Baucia); l'associazione Cavalieri Ordini Dinastici (rappresentata da Carlo Emanuele Manfredi), il centro italo-tedesco (presente la presidente Milena Tibaldi), la Fondazione di Piacenza e Vigevano e la Camera di commercio.

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