Mercoledì 12 Maggio 2004 - Libertà
Le aziende piacentine cercano la "rete"
Lavoro di gruppo per adeguarsi al mercato globalizzato. Domani un convegno organizzato da Unioncamere. "Si esternalizza sempre più, condividendo con altre imprese"
Dentro un orizzonte globale in cui un numero sempre più elevato di imprese sceglie di crescere sviluppando - anzichè le dimensioni aziendali - i legami con le altre imprese, anche Piacenza dice la sua: l'ultimo censimento di Unioncamere assegna al territorio locale la presenza di 306 gruppi operativi, a cui fanno capo 649 imprese, il 70 per cento delle quali dislocate all'interno dei confini provinciali. Rispetto al totale delle imprese registrate, quelle che a Piacenza hanno finora scelto di operare in una logica di gruppo, mettendo in comune risorse e know-how, rappresentano ancora una quota ridotta (2,63 per cento), ma in grado di determinare effetti significativi sulla ricchezza prodotta, secondo le indicazioni fornite lunedì, seconda giornata nazionale dell'Economia, dall'Osservatorio locale di Unioncamere; l'ente camerale di Piacenza organizzerà domani, giovedì 13 maggio, alla Fondazione di via Sant'Eufemia, un convegno (dal titolo "Verso una società della conoscenza", inizio ore 17) dove sarà presentato l'ultimo Rapporto dell'economia, a cui interverranno Guido Caselli (direttore ufficio Studi Unioncamere Emilia Romagna), Anna Tanzi Cuminetti (docente di Economia aziendale all'Università di Parma) e Giacomo Vaciago (docente di Politica economica alla Cattolica). "Il fenomeno dei gruppi d'impresa - ha dichiarato il presidente della Camera di Commercio di Piacenza Luigi Gatti, che aprirà il convegno di domani in Fondazione - è uno dei principali segnali di cambiamento del quadro economico generale che anche Piacenza deve saper cogliere". "Diversamente da quanto avveniva in passato - ha proseguito Gatti - la tendenza attuale è infatti quella di esternalizzare tutto il possibile, mantenendo all'interno dell'impresa soltanto le attività essenziali, il cosiddetto "cervello pensante", con positive ricadute in termini di garanzia della qualità e di certezza e controllo dei costi. Dinnanzi a questa evoluzione del mercato, occorre chiedersi: il sistema piacentino è disponibile a cogliere questo cambiamento?". "La mia risposta è positiva, si in quanto - ha spiegato Gatti - il principio della flessibilità è applicabile soprattutto nelle imprese di piccole dimensioni, che di fatto sono la realtà più rappresentata nel contesto economico locale". Un invito ad accogliere il cambiamento in atto che l'economia piacentina, secondo il presidente dell'ente camerale, dovrebbe indirizzare sui settori ritenuti di maggior punta, ovvero servizi, terziario avanzato, artigianato di servizi e impiantistica, alimentare di qualità, meccanica altamente innovativa. Fino ad oggi la filosofia del "fare rete" a Piacenza per superare gli svantaggi delle piccole dimensioni - in un contesto, quello territoriale, dove la quasi totalità delle oltre 30mila imprese esistenti non supera i 15 addetti - ha investito soprattutto l'ambito dei servizi avanzati e delle attività immobiliari, seguito da commercio e turismo e quindi dalla metalmeccanica. Rispetto alle altre province della regione, Piacenza emerge per il fatto che il 25,6 delle imprese controllate da capogruppo piacentine ha sede al di fuori della ripartizione convenzionale (nord est), il che testimonierebbe, secondo Unioncamere, l'esistenza per Piacenza di legami imprenditoriali alquanto forti con la Lombardia e con le province dell'Oltrepo.
Simona Segalini