Venerdì 8 Marzo 2013 - Libertà
Docenti di storia "spaesati" nel web
In 180 al corso di aggiornamento dell'Isrec
piacenza - Lo "spaesamento" è l'esperienza vissuta da molti docenti (i cosiddetti immigrati digitali che hanno appreso a muoversi nel web da adulti) ma anche dagli studenti di oggi (i nativi digitali) che si avventurino nella navigazione in rete alla ricerca di risorse per la ricostruzione di una tematica storiCa. Dalla parola "spaesamento" è partita ieri la prima relazione proposta nell'ambito del corso di aggiornamento per insegnanti di storia (sono 180 i partecipanti da tutta Italia) organizzata dall'Istituto storico per la ricerca e l'età contemporanea di Piacenza e intitolato "Insegnare storia nell'era digitale". Relatore il prof. Antonio Brusa, già docente universitario ed esperto di insegnamento della storia riconosciuto a livello europeo.
Casi suggestivi quelli riportati da Brusa per esemplificare il disorientamento in rete. Si prenda la famosa rappresentazione della piramide feudale, con il sovrano al vertice e poi tutta la sottogerarchia di signori feudali, vassalli, valvassori, valvassini. Oggi la storiografia ha superato questa rappresentazione dell'Europa medioevale privilegiando invece una visione frammentata dei centri di potere. «Eppure - avverte Brusa - se si digita "feudalesimo" nei motori di ricerca, la piramide gerarchica è la prima a spuntare sullo schermo».
C'è anche un uso pubblico della storia sulla rete. Brusa porta l'esempio delle foibe. «Vent'anni fa nacque, proprio a Piacenza da un volantino e da un'indagine sui manuali scolastici diffusa dai giovani di An, la polemica sulla presunta assenza delle foibe dai libri di testo, giudicati di sinistra, tutti comunisti insomma. Ma le foibe in realtà non erano affatto censurati. Il Camera Fabietti dedicava cinque intere pagine». In rete d'altra parte è invece un fiorire di materiali sulla tragedia delle foibe («di pagine ne abbiamo contate 1500»), ma molti non forniscono una "prospettiva storica" («cosa è accaduto prima e dopo le foibe; come è stata costruita la memoria di quei fatti»).
Quale allora la strategia da adottare da insegnanti? Ne ha parlato il secondo relatore, il prof. di tecnologie didattiche Paolo Ferri dell'Università Bicocca di Milano: «Si sta configurando anche in Italia un manuale di storia misto e nuovi ambienti di apprendimento. In parte sarà costituito dal cartaceo, in parte dai contenuti digitali (proposti dalle case editrici e quindi validate da autori e storici), dai contenuti costruiti dagli insegnanti stessi e da quelli messi a disposizione gratuitamente in rete. La spinta sull'e-book - ha proseguito - deve essere accompagnata da un sistema infrastrutturale che doti le scuole di fibra ottica. Le nuove tecnologie possono essere risorse per realizzare quello che la pedagogia dice da decenni (con Dewey e la Montessori ad esempio): la didattica laboratoriale. Gli ambienti di apprendimento devono cambiare, come i setting didattici, perché cambiano le modalità di apprendimento dei nativi digitali: per immersione e non più per trasmissione, con giochi ed esperienze e non con lettura di un testo alfabetico che si impone con il suo principio di autorità».
La prof. Luisa Cicognetti (docente all'università di Bologna e responsabile sezione audiovisivi dell'istituto Parri di Bologna) ha presentato interessanti materiali da web e social network che mostrano l'uso pubblico della storia in rete: in particolare mostrando come in molti casi anziché costruire una storia europea condivisa, si portano avanti chiusure identitarie. «La storia su facebook - ha esemplificato - serve più per schierarsi con "mi piace" o "non mi piace", che per dibattere di storia».
Sono intervenuti ieri per i saluti, la direttrice dell'Irsec Carla Antonini (in sala anche il presidente Fabrizio Achilli), il sindaco di Piacenza Paolo Dosi, l'assessore provinciale Massimiliano Dosi, il direttore del Csa di Piacenza Luciano Rondanini. Nell'accoglienza dei partecipanti, impegnati tre studenti: Emanuele Rabuffi del "Romagnosi", Slavica Dinisheva e Noemi Muzzopappa del "Gioia".
Donata Meneghelli