Sabato 9 Marzo 2013 - Libertà
«Competenze per i cittadini del futuro»
Noiret e Vayola: la scuola aiuti gli studenti ad usare bene lo strumento della rete
PIACENZA - (men.) Gli studenti sono "nativi digitali", ovvero nati e cresciuti con internet e il web 2.0 (quello cioè che consente l'interattività massima con la rete). Ma questo non equivale a dire che sono attrezzati per usare la rete in modo "saggio". E' quanto emerso ieri al corso di aggiornamento dedicato ai docenti di storia, dalle relazioni di Serge Noiret (European University History di Firenze) e di Patrizia Vayola, insegnante nelle scuole superiori e formatrice. «Familiarità non significa capacità d'uso, critica e consapevole. Ed è la scuola - sottolinea Vayola - che ha questa responsabilità: formare competenze che peraltro valgono come educazione alla cittadinanza».
Un esempio efficace lo fornisce Noiret mostrando casi di public history (storia che esce dal mondo accademico per entrare in ambienti pubblici, ambiente virtuale compreso). Un sito che compariva fino a poco tempo fa digitando la parola Hitler sul motore di ricerca, presentava un home page all'apparenza innocua con la sua biografia, ma nelle pagine interne comparivano tesi negazioniste. Il sito era persino linkato in quello dei sopravvissuti ad Auschwitz che una volta accortisi del "danno", hanno cancellato il collegamento. Ma chi deve orientare i giovani a criticare o discriminare ciò che si trova sulla rete? Gli insegnanti di storia da questo punto di vista sono ben attrezzati, perché raccolta e valutazione delle informazioni fanno parte della cassetta degli attrezzi del mestiere di storico, per dirla con Marc Bloch. Nei laboratori condotti ieri pomeriggio con gli insegnanti, Patrizia Vayola lo mostra al meglio. La lavagna multimediale interattiva, su cui si sofferma la Vayola, è uno degli strumenti didattici a disposizione dell'insegnante, «chiamato a progettare il setting didattico che potrebbe anche contemplare - perché no? - l'uso degli smart phone dei ragazzi». Gustosi gli aneddoti sul digitalismo, ovvero l'uso a tutti i costi delle nuove tecnologie: «Su uno spot dimostrativo dell'agenzia scolastica Indire, si mostrava un'insegnante che registrava se stessa mentre leggeva una poesia di Ungaretti. Il giorno dopo faceva partire l'audio del suo registrato. Ma non avrebbe allora avuto più senso sentirla dalla sua viva voce, essendo lei presente»? Un aspetto positivo, tra i tanti citati? «Gli studenti hanno spesso più competenze tecniche di noi sulla Lim e sono motivati nel suggerircele, in modo cooperativo. La tecnologia avvicina le generazioni. Non è vero le divida come vorrebbero le visioni manichee che dividono nativi da immigrati digitali».
Stamattina, ultima giornata del convegno. I 170 insegnanti partecipanti si ritrovano alle 9.30 nell'auditorium della Fondazione per le relazioni di Carlo Formenti, giornalista (ha insegnato anche all'università di Lecce), Michele Facci (psicologo, lavora per il centro studi Erikson), Elena Gabbiani (responsabile Scuola in digitale al Gioia e conduttrice del programma permanente di formazione all'uso della Lim presso il liceo cittadino), Igor Pizzirusso (webmaster), Carla Marcellini (dell'Isrec delle Marche) e Carla Antonini (direttrice Isrec Piacenza).