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Martedì 12 Marzo 2013 - Libertà

Macbeth? Un killer pieno di fascino

Applausi alla tragedia shakespeariana del Charioteer Theatre

piacenza - Solo nella penombra. Viso scavato, occhi fissi, prigioniero della colpa. Una lampadina oscilla ipnotica. Tomorrow and tomorrow and tomorrow, un soliloquio incastonato in una storia maledetta. Un uomo, un Re soldato, un assassino. Inghiottito dal tradimento, sbranato dalla brama di potere. La stanza è vuota. Rimane solo l'eco dei crimini. Oltre a quella camera c'è solo il buio, il declino. Una tavola spoglia ospita bicchieri, carte da gioco e una manciata di bottiglie abbandonate. L'ebbrezza insanguinata della conquista. In questa atmosfera fosca e cupa si sviluppa il dramma dell'"essere". Il dilemma di Macbeth, la strada di un uomo che si perde giorno dopo giorno.
Ci troviamo nel mezzo del Macbeth. Biography of a killer.
La tragedia shakespeariana, proposta nell'allestimento ideato e diretto da Laura Pasetti, è andata in scena sabato sera nella Sala delle Muse in via San Siro. Una produzione del Charioteer Theatre di Morayshire (Scozia), presentata nell'ambito della stagione teatrale della Filo con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Il pubblico si è lasciato coinvolgere da un testo originale, scolpito nella contemporaneità. Una visione moderna, efficace, fervida. La vicenda è ambientata tra il 2000 e il 2012. Immaginate una guerra, una delle tante che logorano il mondo.
Nella versione della Pasetti Macbeth è un generale dei giorni nostri. Lui rinchiuso in un bunker, intorno a lui la battaglia, gli eventi precipitano, la mente si offusca. Un uomo attanagliato dalla paura, indebolito dal dubbio. Dove è finito il grande Re? A raccogliere le sue "memorie" un giornalista italiano che sta preparando un reportage dal fronte. Il cronista lo incalza, lo stuzzica, scava. Lo spettacolo rilegge la storia di Macbeth attraverso un'intervista senza barriere. Macbeth ricostruisce la fase finale dell'assalto al castello di Cawdor, ripercorre gli episodi salienti della sua vita: l'incontro con le streghe, lo scontro finale con MacDuff e Malcolm, la sconfitta e la morte. Sul palco Macbeth e il reporter, ma anche i fantasmi del passato. I ricordi, i turbamenti. Il peso, l'angoscia, l'ossessione, "shadows and burdens". Incontriamo Banquo, l'amico, il tenente, il fedele combattente e poi Lady Macbeth, la gelida dama complice di efferati omicidi. Una donna disturbata, anima nera, ambigua e crudele. Lei e il generale, carnefici e vittime di un ingranaggio malefico. Recitata nell'inglese del Bardo la piece accoglie una riuscita contaminazione linguistica. Nel plot oltre all'inglese arcaico troviamo l'inglese contemporaneo e sbuffi di idioma italiano che vanno a condire il dialogo serrato tra il giornalista e Macbeth. La scrittura shakespeariana è secca, codici precisi, scansione decisa della frase. La stessa Laura Pasetti spiega: «L'inglese del 1500 ha ritmo, sembra un rap moderno, assomiglia al battito del cuore, al galoppo di un destriero». Un Macbeth introspettivo, quattro attori di cui tre madrelingua: Julia Dixon Phillip (Lady M), Steven McIntyre (Macbeth), Jamie Walker (Banquo), Matteo De Mojana (giornalista). Un cast brillantissimo, perfetto nel definire i caratteri. Il pubblico non ha risparmiato applausi. Al termine della recita è seguito un dibattito. Un appassionato scambio tra la platea e i quattro protagonisti. Domande sulla genesi dell'opera, sul ruolo dell'attore. A moderare la trama degli interventi la regista Pasetti.
Al centro delle riflessioni la precaria natura dell'uomo. Shakespeare conosceva bene questa condizione instabile: «La vita non è che un'ombra che cammina; un povero commediante che si pavoneggia e si agita sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più; una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla».

Matteo Prati

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