Venerdì 15 Marzo 2013 - Libertà
Calvino e l'ossimoro temporale
Mario Barenghi ha analizzato i romanzi scritti nel dopoguerra
All'auditorium della Fondazione un incontro della rassegna "Lezioni Letture"
piacenza - Ha immaginato "le città invisibili" ed è stato il padre di Marcovaldo; ha raccontato le vicende che potrebbero capitare a un viaggiatore in una notte d'inverno e le saghe di baroni rampanti, cavalieri inesistenti e visconti dimezzati. E nel farlo ha percorso la strada dell'"ossimoro cronologico". E' questa la lettura interpretativa che il critico letterario Mario Barenghi ha dato di Italo Calvino nel corso dell'incontro della rassegna Lezioni Letture che si è svolto ieri mattina all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Nel suo intervento, intitolato "Calvino e il romanzo postmoderno" e inserito nella rassegna dedicata a "Pasolini e Calvino. La letteratura dopo la modernità", Barenghi ha messo in evidenza la divaricazione temporale che caratterizza l'intera produzione calviniana del dopoguerra: «Di fronte alla consapevolezza che la storia non vada in una direzione definita, Calvino non opta per l'appiattimento su un presente quotidiano, per il tempo personale della biografia o per un orizzonte extratemporale in cui collocarsi» ha spiegato il critico davanti agli studenti dei licei "Gioia" e "Respighi". «Lo scrittore sceglie una divaricazione dei tempi e per cercare di dare un senso alla storia mette in relazione delle scale temporali diverse, ma nel contempo divarica le due misure: è questo ad esempio il caso delle Lezioni americane che non sono mai terminate ed escono postume: il titolo inizialmente pensato avrebbe dovuto essere Sei promemoria per il prossimo millennio. Non è un caso: si tratta di componimenti fortemente divaricati fra la solennità millenaria e la quotidianità spicciola che rimandano chiaramente a un ossimoro cronologico».
Ma le Lezioni americane non sono la sola opera calviniana a seguire questa strada: basti pensare alle Cosmicomiche uscite nel 1965 dove attraverso una serie di racconti un personaggio bizzarro rievoca degli episodi avvenuti in un passato anche remotissimo e ne parla riducendoli alla dimensione dei ricordi di infanzia o di giovinezza. «Questo è un ossimoro temporale che si coglie in tutto il libro - ha continuato Barenghi dopo le letture calviniane curate da Domenico Sannino - e Calvino non lo fa a caso: lo scrittore sceglie questa strada perché appartiene alla generazione di chi è diventato maggiorenne durante la guerra e vive questa esperienza come un vero spartiacque: dopo il 1945 Calvino cambia voce, trova una sua identità e investe molto nella speranza di un rinnovamento della società. Negli anni Cinquanta diventa uno scrittore prolifico e un militante politico: poi arrivano le disillusioni, l'uscita dal partito Comunista dopo i fatti d'Ungheria del 1956. Avviene uno scacco conoscitivo: viene smentito il fatto che la storia vada in una direzione definita e a questa constatazione Calvino risponde con un ossimoro temporale». E' quello che si rintraccia in tante sue opere, da Le città invisibili che oscillano fra il medioevo e l'età contemporanea a Se una notte d'inverno un viaggiatore fino alle Lezioni americane.
Betty Paraboschi