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Sabato 16 Marzo 2013 - Libertà

Parla il candidato sconfitto
Giglio: Vigevano è il vero vincitore

«Lavorerò in modo leale nel consiglio». «Battaglia persa da mesi»

C'è chi lo ha visto e fotografato in Piazza Cavalli mentre si votava in Fondazione, altri consiglieri astenuti si sono ritrovati al Barino più o meno nelle stesse ore.
C'è amarezza e nessuna voglia di commentare da parte di Sergio Giglio, il candidato uscito battuto dal voto del consiglio generale, pur decimato nei numeri. Ma Giglio non si sottrae.
Perché non presentarsi al tavolo dove si è stati indicati? Non era meglio parlare in quella sede?
«Diciamo che è lo stesso diritto di quando Scaravaggi non è voluto venire a dibattere in Comune la sua posizione. Comunque personalmente non ero convinto di restare fuori, stavo per andare, non è che abbia scelto io questa soluzione. L'hanno scelta i rappresentanti delle categorie, di parte del volontariato, due dei Comuni, quelli della Provincia e dell'Università Cattolica, una del Comune, lo hanno deciso loro insieme, in modo unitario. E io appartengo alla mia squadra».
Si è parlato di contatti e tentativi di mediazione o di pressione fin nelle ultime ore. E manovre dietro le quinte.
«Per la verità avevo capito da mesi che era persa la partita. In quanto a me, mi si può rimproverare tutto, non di essere stato dietro le quinte. Ho detto e scritto quello che pensavo. Se poi non c'è una sola persona che parla è inevitabile, c'è coinvolta tanta gente, tutti si sono messi in gioco. Anche l'associazione industriali che ha due anime, una mi voleva e una no, anche la Camera di Commercio».
Non le pare che sia poco democratico non aver preso parte ai lavori?
«Chi non ci sta al gioco democratico? Durante il precedente consiglio generale c'era la mia proposta di fare un presidente condiviso, è agli atti, è stata registrata. E dunque non prendo lezioni di democrazia da nessuno. Qui ha vinto Vigevano, si è dato troppo a Vigevano e ci saranno disinvestimenti sul nostro territorio, Vigevano ha il 12 per cento della Fondazione, ma ha votato con 5 consiglieri su 13... »
Francesco Scaravaggi come prima cosa ha lanciato un appello all'unità.
«L'appello all'unità di Scaravaggi non ha più nessun significato. Si dovrà ragionare sul bilancio, sulle perdite, sui compensi. Negli ultimi otto anni i compensi degli amministratori della Fondazione sono stati 400 mila euro l'anno. Una istituzione di servizio non può spendere 3 milioni in otto anni per chi amministra».
Resterà in Fondazione e come?
«Assolutamente sì, sarò parte del consiglio generale. Sono stato quindici anni consigliere della associazione industriali prima di esserne presidente. Mi impegnerò ugualmente e lavorerò in modo leale. Il tema sarà di riportare la Fondazione nel nostro territorio, oggi ha vinto Vigevano, questo mi spiace più di ogni altra cosa».
C'è qualcosa che si rimprovera?
«Sì, di aver pensato che il candidarmi fosse una cosa normale e non venissi visto come un "demonio", non mi sembra di essermi comportato mai in modo simile, non avevo previsto di avere contro il presidente della Fondazione che era stato spinto da noi industriali, né il dottor Anselmi e una parte della Curia in modo così forte».
Si dice che alla fine è una battaglia di banche, per la gestione del patrimonio.
«Quando fu acquistata Banca Monte Parma voleva dire ostilità verso due banche locali, poi si è continuato ad andare avanti. Da parte mia, mi sono candidato a presidente della Fondazione per ambizione personale dopo aver retto la presidenza degli industriali, naturalmente una Fondazione riveste un potere innegabile e questo tocca le banche, ma proprio per questo occorre gestire in maniera oculata».

p. s.

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