Sabato 16 Marzo 2013 - Libertà
Il neo-eletto: adesso ricostruiamo l'unità
«Rinunciare? Non faccio un passo indietro, ma due avanti»
«Rinunciare alla presidenza? Un po' tardi». Francesco Scaravaggi risponde così alla proposta-appello del presidente della Provincia. «Il concetto di democrazia che ho in testa io non coincide evidentemente con quello di altri e così l'idea di autonomia e di libertà delle persone, per non dire del mandare avanti bene la nostra Fondazione. La proposta mi lascia perplesso, mi sento quasi in colpa e non ho fatto niente, ma non sono offeso, sono molto sereno. E a Trespidi dico: no grazie, invece di fare un passo indietro ne farò due in avanti».
Con queste parole si chiude una giornata densa di emozioni, iniziata con un'elezione che Francesco Scaravaggi ha vissuto come se nulla fosse.
Dov'è il presidente? Dal dentista. E forse farà un po' fatica a sorridere, ma sa già (ed è il primo a dirlo) che dovrà lavorare per ritessere un tessuto strappato. E a Giglio lancia un messaggio conciliante: «La mia missione sarà di ricostruire l'unità, perché dove si vuol arrivare con i polveroni? A Giglio dico: parliamone. Io sono un po' ingenuo, e un po' lo faccio - scherza - ma mettiamo le cose sul tavolo».
E così Scaravaggi è davvero l'ultimo a sapere di essere stato eletto al vertice della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Anche se qualche sms deve essere partito dopo gli applausi in consiglio generale che sentono anche i giornalisti, appostati al piano terra di palazzo Rota Pisaroni. Non sono ancora le 13 e il neo-eletto dà appuntamento per una intervista collettiva in via Campesio, sotto l'ufficio. E' visibilmente emozionato. Lo ammette. E non più abituato a rendere interviste come quando fu assessore della Giunta Vaciago e si curava del piano regolatore. Quasi si scusa mentre viene incalzato dalle domande a ruota libera.
Sarà un presidente in discontinuità? «No, non in discontinuità, per fare un passo avanti bisogna guardare anche indietro». Sarà invece un presidente in «autonomia» rincalza lui stesso: «Ma io mi sento nella mia autonomia» e calca l'accento sul "mia". In quanto ai rapporti con Giglio e i consiglieri "fantasma" la questione viene affrontata senza asprezze e con una premessa: «Voi lo avete visto, io mi sono messo in attesa, quando mi hanno domandato io mi sono precipitato a dire la mia idea. Rappresento il volontariato, dove però le cose non sono rose e fiori, oggi ringrazio chi mi ha votato, ma adesso è il momento di andare avanti e di non fare pasticci». E dunque questa rivalità così radicale con l'ex presidente degli industriali? «Non lo capisco, non so perché lui e gli altri non si sono presentati. Non mi fa rabbia, ho amici di qua e di là negli schieramenti, quello che conta adesso è il bene della città». Certo, di fronte ai cinque vigevanesi «granitici» i piacentini ci fanno una magra figura. E pensando alle cose da fare, Scaravaggi riconosce che la carica è una «mattonella» tutt'altro che leggera. Per la squadra «avrò bisogno di persone competenti». Ma su chi lo affiancherà non dà anticipazioni: «Sono uno che va in montagna, prima si arriva in cima e si mette la bandierina. Tutti mi dicono chi mettere dentro, deciderò in autonomia e ci saranno delle sorprese. Metterò in squadra gente di cui mi fido, c'è il bilancio da votare».
Qualcuno riporta il giudizio duro del presidente uscente Marazzi sull'atteggiamento delle istituzioni e del sindaco Dosi, definito "pilatesco". «Ho incontrato le istituzioni, erano a loro agio. Non so cosa abbiano capito loro delle mie parole». E poi una saetta che incenerisce: «Le istituzioni ci devono essere nella Fondazione, non la politica, quella no. E dico grazie a Marazzi che l'ha tenuta fuori per otto anni». Da ultimo una finestra sui primi impegni: «Penso alle famiglie, c'è una situazione difficile». E l'ingegnere - 71 anni, 40 anni di professione, quattro figli di cui una suora, Bettina e due adottate ad Haiti - dell'argomento se ne intende.
p. s.