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Mercoledì 27 Febbraio 2013 - Libertà

La modernità di Pasolini e Calvino

Il critico Remo Ceserani in Fondazione ha parlato dei due scrittori

piacenza - Di se stesso parla come "colui che ha fatto venire un colpo a Calvino". E' il critico letterario Remo Ceserani, vero e proprio padre della letteratura comparata e autore dell'antologia Il materiale e l'immaginario, che ieri mattina è intervenuto all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano per aprire il ciclo di incontri di "Lezioni Letture" dedicato quest'anno a "Pasolini e Calvino. La letteratura dopo la modernità".
«Potrei definirmi come colui che ha fatto venire un colpo a Calvino» ha spiegato Ceserani durante il suo intervento presentato dalla docente Noemi Perrotta e realizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con i licei "Respighi" e "Gioia". «La vedova dello scrittore infatti si era presa la premura di informarmi che il marito stava leggendo un mio libro sulla post-modernità quando gli è venuto un colpo apoplettico. Non so come catalogare questo episodio, se non nel dire che ho fatto letteralmente venire un colpo a Calvino. E che il termine post-modernità non mi ha mai accontentato molto».
Battute a parte, è proprio dalla categoria della post-modernità e dalla necessaria differenza dal post-modernismo che Ceserani è partito per intervenire sul tema "Antenati contro Accattoni": il riferimento è quello alla trilogia I nostri antenati scritta da Calvino e al primo film diretto da Pasolini e intitolato appunto Accattone, ma non manca sotto traccia neppure il rimando al saggio di Carla Benedetti intitolato provocatoriamente Pasolini contro Calvino.
«Sia il titolo del saggio di Benedetti che quello del mio intervento rimandano al problema delle scelte che nella vita occorre fare e che talvolta diventano una camicia di forza» ha spiegato il critico. «Benedetti pone la questione di decidere se "tifare" per Pasolini o per Calvino e dietro alle sue posizioni c'è una lunga tradizione italiana della militanza. Personalmente non condivido: portare la militanza dentro la storia è un vizio».
Le questione va a toccare l'orizzonte della storiografia: Ceserani parla della tendenza a «fare distinzioni fra periodi specifici dando loro delle definizioni, ma in realtà i cambiamenti non sono mai così radicali e profondi». Ecco allora la necessaria distinzione da operare fra modernismo e modernità e di conseguenza anche fra post-modernismo e post-modernità: «La modernità identifica una consapevolezza critica e una volontà di interpretare la storia riconoscendo che c'è stato un cambiamento» ha spiegato Ceserani. «Il modernismo invece connota dei movimenti che cercano di inserirsi nel fenomeno storico, di sostenerlo: è relativo a un pensiero e non a delle cose avvenute. Tornando a Pasolini e Calvino, il primo si rapporta alla modernità sentendo il cambiamento: parla di un mutamento antropologico dell'uomo, ma lo fa con un atteggiamento di rimpianto per il mondo che sta scomparendo. Calvino invece cerca disperatamente di descrivere questa nuova realtà e soprattutto in Lezioni americane cerca di trovare alcune parole chiave di ciò che in fondo è il post-moderno».

Betty Paraboschi

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