Giovedì 7 Marzo 2013 - Libertà
Come studiare la storia al tempo di Facebook
dalla prima pagina
Il grande successo di iscrizioni per un'occasione di aggiornamento volontario e senza alcuna incentivazione professionale manifesta la serietà con cui moltissimi insegnanti intendono il loro lavoro, il desiderio di comprendere e interagire con i cosiddetti "nativi digitali", oltreché di mantenersi informati sulle trame complesse della ricerca disciplinare contemporanea e l'attenzione che tanti dirigenti scolastici riservano alla valorizzazione degli strumenti informatici che ogni scuola ospita.
L'iniziativa dell'Istituto storico della resistenza e dell'età contemporanea di Piacenza è nata dall'esigenza avvertita da tutto il mondo della scuola di comprendere e dominare intellettualmente le novità e saper intervenire efficacemente nell'apprendimento, in un contesto di profonde trasformazioni strutturali e generazionali.
E' stata raccolta con favore dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, partner indispensabile della stessa, ed è divenuta un'occasione di aggiornamento e condivisione progettuale per i 65 Istituti storici che aderiscono alla Rete INSMLI, la più importante associazione per la ricerca e l'insegnamento della storia contemporanea in Italia e l'unica estesa su tutto il territorio nazionale.
Interrogarsi sul presente per studiare e insegnare il passato è l'orizzonte entro cui lavorano i nostri Istituti storici: i siti web, le pubblicazioni, la costante presenza nelle scuole lo testimoniano da decenni.
Il Convegno nazionale si propone di indagare gli effetti delle Tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC: Information and Communication Technology) - vale a dire l'insieme dei metodi e delle tecnologie con i quali oggi si elaborano, trasmettono e ricevono le informazioni - sia per quanto riguarda la ricerca storica, sia la didattica della disciplina, le quali presentano oggi scenari rivoluzionati.
Accanto ai manuali di carta abbiamo testi digitali, programmi di ricerca in Internet come Google; possibilità di consultare cataloghi bibliografici e documentali on-line e archivi digitalizzati, di scaricare e utilizzare filmati offerti dai network televisivi o da Youtube.
Insegnanti, studenti e aule scolastiche fanno uso costante di strumenti multimediali (computer, videoproiettore, LIM - la lavagna interattiva multimediale -, tablet, smartphone) che spesso invecchiano negli ambienti scolastici, sottoutilizzati o addirittura ignorati dai docenti di materie umanistiche.
Ormai, l'insegnamento in presenza può essere supportato da quello a distanza su piattaforme di e-learning.
Si sperimentano nuovi paradigmi di scrittura multimediale che rendono protagonisti attivi i discenti.
I cellulari e i social network come Facebook e Twitter, con cui tutti i nostri ragazzi giocano, comunicano, pensano, modificano le modalità di condivisione e comunicazione del sapere.
Tali trasformazioni, irreversibili e continue, offrono potenzialità illimitate ma creano anche stress da incompetenza negli adulti, sospetto per un uso inappropriato degli strumenti fatto dai giovani, timori che i "nativi digitali", catturati nelle trappole emotive e pseudo-informative della rete, possano perdere capacità intellettuali di concentrazione, si abituino ad un uso acritico e superficiale dei prodotti culturali.
Il corso, che si avvale dei migliori esperti sui diversi versanti del tema e ospiterà l'intervento del Prof. Giovanni Biondi (Capo Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali) del MIUR, in questi mesi impegnato nel "Piano scuola digitale", offrirà occasioni sia di acquisizione dell'indispensabile bagaglio informativo per districarsi nell'universo digitale, sia di sperimentazione e programmazione di attività didattiche da svolgere con i propri studenti e da trasferire ad altri colleghi.
Carla Antonini
*Direttrice Isrec (Istituto Storico della Resistenza) Piacenza