Martedì 12 Febbraio 2013 - Libertà
Mio Post – Tra poteri forti e incompatibilità evidenti: la pagliuzza e la trave
A seguito del mio precedente intervento dal titolo “Un presidente dal volontariato per la Fondazione”, pubblicato da Corriere Padano lo scorso novembre 2012, vorrei ora aggiungere alcune ulteriori considerazioni anche alla luce dei più recenti sviluppi.
Cose singolari avvengono di questi tempi a Piacenza.
Libertà del 30 gennaio scorso pubblicava a pag. 18 la levata di scudi di un candidato alle elezioni politiche contro la presenza, per una ipotizzata incompatibilità, del presidente provinciale della Croce Rossa Italiana nel consiglio generale della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Uno scrupolo davvero irreprensibile e che verrà senza dubbio vagliato attentamente dagli organi di controllo di via sant’Eufemia. Non sia detto che si possa tollerare la benché minima violazione di uno Statuto, perbacco!
Ma se così è, cosa pensare della notizia che Libertà pubblicava il giorno dopo, 31 gennaio a pag. 20? Si è appreso infatti dell’affidamento di un maxi appalto per la gestione calore del comune di Piacenza ad una cordata partecipata dal gruppo Giglio. Ma come?! Nessuno in questo caso intravvede profili di incompatibilità? Eppure si tratta di quel Sergio Giglio candidato alla presidenza della Fondazione di Piacenza e Vigevano, che nel proprio consiglio generale ha anche due rappresentanti del sindaco del medesimo comune di Piacenza … ma non solo: anche gli altri 47 comuni del territorio provinciale hanno espresso 3 propri rappresentanti che siedono nel consiglio generale. E non si nota un evidente conflitto di interessi nemmeno in questo caso, visto che sono molti i comuni piacentini che si avvalgono delle prestazioni della ditta Giglio? Messe a confronto le due possibili incompatibilità tra Croce Rossa Italiana e ditta Giglio, viene alla mente la parabola evangelica della pagliuzza e della trave, ma forse molti non hanno avuto il tempo di poterla leggere e così procedono con disinvoltura senza curarsi della stridente contraddizione. Questa storia ha in realtà una sua profonda spiegazione morale, economica e politica, che riguarda da vicino le sorti della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
E’ stato autorevolmente affermato che la Fondazione rappresenta una delle casseforti della società piacentina e vigevanese. Essa si trova ad attraversare un momento estremamente delicato per la successione di un Presidente che ha saputo guidare con mano ferma, libero da conflitti d’interesse, l’istituzione. Si tratta di una successione non facile, di una scelta delicata, essenziale per assicurare continuità ad una linea che ha dato indubbiamente copiosi frutti.
Suscita quindi una certa qual preoccupazione il dichiarato intendimento di alcuni operatori economici piacentini di pretendere il controllo degli organi decisionali della Fondazione. Dietro la corsa alla presidenza, ritengo e temo vi sia anche l’intenzione di indirizzare l’ente verso obiettivi che non gli sono propri e preoccupa in questo momento l’ipotesi, anche solo adombrata, pur se talvolta smentita, di una modifica dello Statuto secondo nuovi fini non chiaramente identificati.
In un grave momento di crisi economica e finanziaria come l’attuale, è essenziale tenere presente che l’investimento nella conoscenza è quello che dà i migliori frutti.
Investire in questo campo significa porre attenzione alla formazione, alla ricerca scientifica capace di generare innovazione, all’analisi e conservazione delle nostre radici sulle quali ci siamo plasmati, creare opportunità per lo sviluppo del territorio, senza disdegnare di esplorare vie nuove di sviluppo e di sostegno al welfare e alla sussidiarietà rappresentata dal volontariato.
E’ essenziale che l’investimento nella conoscenza avvenga con lungimiranza in una visione globale dei problemi con attenzione al territorio superando ogni particolarismo. La linea di governance seguita fino ad oggi dalla Fondazione è andata in questa direzione.
Le aree da esplorare in una prospettiva di sviluppo futuro, riguardano sicuramente il bene comune, sotto il profilo dell’impegno e del sostegno a chi ha bisogno (elaborando anche un nuovo ruolo del volontariato); nonché il supporto al mondo della cultura e della ricerca, che in momenti di difficoltà rischiano di essere dimenticati o quanto meno sottovalutati.
Viceversa indirizzare risorse preziose verso settori dell’economia (se non finalizzate alla ricerca) significherebbe alterare la ragione stessa dell’esistenza della Fondazione, perché essi già detengono importanti leve di intervento nella società. Si capisce quindi come le manovre in corso mirino, oggi più che in passato, ad occupare uno strumento le cui linee d’azione però, va ribadito con fermezza, sono altre, specie in momenti drammatici come l’attuale. Si tratta oltretutto di soggetti privati che operano secondo finalità private, ed è quindi a maggior ragione inaccettabile, anche sotto l’aspetto morale, la loro aspirazione a controllare un’istituzione di interesse pubblico come la Fondazione.
Quello dell’incompatibilità morale, al di là di ogni incompatibilità statutaria, è un elemento nient’affatto secondario. E’un pre-requisito da osservare scrupolosamente e non da accantonare con una scrollata di spalle. Risiede in tale incompatibilità quel conflitto di interessi che si è installato da anni anche nel mondo politico, provocando nefaste conseguenze nelle maggiori istituzioni del paese. Ed è preoccupante che a livello locale esso sia stato metabolizzato e rimosso con disinvoltura. Si tenga conto che, come dicevo all’inizio, il mondo dell’economia è per propria funzione obbligato a confrontarsi con gli enti locali, con il mondo finanziario e con quegli stessi soggetti che determinano la composizione degli organi statutari della Fondazione. E’ dunque del tutto evidente che il conflitto di interessi lamentato, verrebbe quotidianamente alla luce negli atti ufficiali dell’ente di via sant’Eufemia.
In questi anni Piacenza, con le sue istituzioni scientifiche, ha acquisito un ruolo ed una notorietà che le hanno consentito di svolgere nel mondo un ruolo prima sconosciuto. E’ diventata una vera città universitaria. Questa è la strada da seguire, anche nel welfare e nel campo della cultura,quella di una qualificata presenza del territorio piacentino e vigevanese nel mondo globalizzato: altre ipotesi appaiono fumose e foriere di rischiose sperimentazioni.
Non lasciamo dunque che la Fondazione venga snaturata e messa a rischio di un macroscopico conflitto di interessi. E’ giusto che la politica stia fuori da simili istituzioni, e lo ribadisco io per primo; ma se tutti tacciono di fronte a rischi di così evidente natura, è ora che qualcuno dica forte e chiaro: giù le mani dalla Fondazione!
O dovremmo preoccuparci solo delle mani della Croce Rossa Italiana?
Giulio Maserati