Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
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Giovedì 14 Febbraio 2013 - Corriere Padano

Scontro Giglio-Marazzi, la Fondazione in mezzo

C’era un tempo, non molto lontano, in cui i due muovevano i fili dell’economia piacentina e andavano d’amore e d’accordo. L’uno, Sergio Giglio, occupava la presidenza di Confindustria; l’altro, Giacomo Marazzi, quella della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Insieme a Giuseppe Parenti, attuale numero uno della Camera di commercio, formavano un triumvirato potente e influente. Imprenditori, amici, facoltosi, ognuno in grado di pigiare i bottoni della nostra economia. Nelle loro mani si concentrava – e per certi versi si concentra ancora – un non indifferente potere decisionale. Il solo ex sindaco Roberto Reggi, prima di “cadere in disgrazia”, sembrava potesse avere una qualche voce in capitolo su quanto veniva stabilito nelle stanze dei bottoni.
Un’epoca non molto lontana, si diceva. Perché negli ultimi mesi alcuni rapporti si sono incrinati e oggi quelle divergenze sono di tutta evidenza. Accade così che in aria di rinnovo delle cariche dell’ente di via Sant’Eufemia, i rapporti all’interno dell’onnipotente triumvirato cambiano: Parenti resta in sella alla Camera di Commercio ma si defila; e tra il presidente uscente Marazzi e l’aspirante successore Giglio scoppia la lite di questi giorni. Il casus belli è rappresentato dalla controversa situazione finanziaria della Fondazione finita al centro delle polemiche nei giorni dello scandalo Monte dei Paschi di Siena per una serie di investimenti, tra cui quello nel titolo Fresh. Investimenti fatti dalla giunta Marazzi negli anni di mandato e che Giglio, proprio l’altro giorno, in un intervento pubblico in cui annunciava pure la sua candidatura alla presidenza dell’ente di via Sant’Eufemia, ha giudicato in buona sostanza “rischiosi, poco prudenti e non coerenti con la mission di una Fondazione bancaria come la nostra, tali da produrre minusvalenze per addirittura 100 milioni di euro. Pronta la replica del cda uscente: nessun problema di liquidità per l’ente, investimenti sotto controllo e annunciata volontà di Marazzi di rivolgersi alla procura per porre fine al clima di grande tensione che sta accompagnando il rinnovo delle cariche. Non ultima l’accusa rivolta a Giglio di aver sollevato una polemica “che non va certo nell’interesse della Fondazione”. Giorni in cui tra i due ex amici volano gli stracci, anche se i ben informati fanno risalire il tramonto dell’amicizia a più di un anno fa, quando Marazzi brigò non poco per ottenere la proroga di un anno per restare alla guida della Fondazione scombinando in tal modo i piano dell’ex numero uno di Confindustria. E oggi Giglio se la deve vedere non solo con l’ira di Marazzi, ma anche con le velleità di quel Francesco Scaravaggi che gli contende la presidenza e che durante i giorni della polemica è intervenuto difendendo l’operato della gestione Marazzi e sostenendo che “il patrimonio della Fondazione è rimasto invariato”.
Insomma, sulla pelle della Fondazione si sta consumando quella che dà più l’aria di essere una diatriba tra lobby di potere. A chi giovi questa situazione è davvero difficile dirlo. Non certo all’ente stesso che, almeno nell’opinione pubblica, ha visto negli ultimi anni crollare la propria credibilità. Una Fondazione che, al di là della bontà o meno degli investimenti fatti, è apparsa lontana da quel “territorio” di cui oggi tutti si riempiono la bocca. Un peccato se si pensa che, in un momento economicamente difficile come questo con gli enti locali che boccheggiano e con le Province che oggi ci sono domani chissà, la risorse di una Fondazione potrebbero davvero essere preziose per lo sviluppo e il rilancio del nostro territorio.
Non immune da colpe appaiono certamente anche Comune e Provincia. Troppo spesso hanno lasciato fare senza la minima ingerenza; e oggi, mentre le liti per la presidenza la fanno da padrone, latitano maledettamente in quel ruolo di mediatori che dovrebbero svolgere. Segnali, anche questi, che le logiche politiche sono sempre più basate sull’ “io e adesso” che non sulla collettività. Il silenzio complice delle istituzioni principali della città non aiuta. Urge uno scatto d’orgoglio.

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