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Venerdì 8 Febbraio 2013 - Libertà

Scaravaggi: «Il patrimonio ha retto in anni pesantissimi»

L'ingegnere, già assessore all'Urbanistica

Francesco Scaravaggi, uno dei due candidati alla presidenza della Fondazione da rinnovarsi entro gli inizi di marzo, è un ingegnere 70enne, che - per il tempo di un mandato amministrativo - è stato prestato alla politica come assessore della giunta guidata da Giacomo Vaciago dal 1995 al 1999. Fu la giunta dei "professori", arrivata dopo lo stravento di Mani Pulite che in tutta Italia aveva messo i partiti tradizionali in castigo.
Scaravaggi è stato assessore al traffico, ambiente e urbanistica proprio mentre si andava costituendo l'ufficio di piano regolatore. Il piano venne affidato a due nomi esterni e altisonanti: Giuseppe Campos Venuti e Federico Oliva, mentre Andreas Kippar si curò dell'aspetto ambientale. Sono anche gli anni in cui nascono a Piacenza la Tav, le tangenziali e viene introdotto per la prima volta in Italia il criterio di perequazione nel trattamento delle aree, vale a dire che tutte sarebbero state ritenute edificabili ma con una cessione del 40 per cento della loro estensione a verde pubblico, criteri e norme poi adottate anche altrove.
Scaravaggi, tuttora professionalmente impegnato nello studio tecnico di famiglia, ha una storia personale legata al volontariato cattolico con esperienze, fra le tante, all'Ufficio Famiglia della Diocesi e nell'associazione Dalla Parte dei Bambini per genitori adottivi, fondata insieme all'attuale sindaco Paolo Dosi.
Ingegner Francesco Scaravaggi, qual è la ragione per la quale ha deciso di candidarsi alla presidenza della Fondazione di Piacenza e Vigevano?
«Mi sono venuti a proporre la candidatura. Non l'ho cercata. Mi sembra che sia venuto il momento di cambiare i vecchi modi di scelta della governance: dalla presidenza emanazione di una categoria economica a quella espressa dal volontariato. Così, per un certo senso del dovere e non ultimo del servizio, sentita la famiglia e confortato da numerosi attestati di apprezzamento, ho aderito alla proposta».
«Quale programma vuol portare avanti nel corso del suo mandato se sarà eletto presidente? Può elencarci i settori di intervento che intende privilegiare e le priorità della sua "agenda"?
«E' importante che la Fondazione, anche attraverso la costituzione di appositi organismi interni, approfondisca la conoscenza del territorio, delle sue esigenze e dei suoi bisogni.
La gestione dunque passa attraverso un attento ascolto dei cittadini e di ogni organo istituzionale pur nel rispetto delle reciproche autonomie. La sua conduzione deve essere ancor più rafforzata dalla collaborazione e dalla piena unità di intenti con il Consiglio Generale, cui per diritto e dovere spettano gli indirizzi. Senza mettere in discussione la continuità delle elargizioni a tutti i settori individuati dallo Statuto, considerata la rilevante situazione di crisi sociale in atto, sembra naturale volgere particolare attenzione ai settori più deboli e con maggiori risvolti sociali, quali la famiglia, i bambini e gli anziani. La Fondazione non ha mai trascurato questi settori, ma oggi sempre più spesso, questi assumono dimensioni drammatiche di debolezza e di disagio tali da deprimere alla fine l'intero tessuto della comunità, privandolo della sua possibilità di sviluppo. Il sostegno al Welfare dovrà dunque essere un obiettivo tenuto in particolare considerazione. Per analoghe ragioni, si dovrà continuare a sostenere il settore dell'istruzione, della formazione e della cultura, che da sempre sono stimolo e crescita per la qualità di vita sul nostro territorio».
Ritiene che lo statuto della Fondazione debba essere modificato per rendere più stretto il legame con gli enti locali o con il mondo economico?
«La Fondazione è stata istituita con finalità precise che ancor oggi mi sembrano per niente tramontate. Altri Enti sono preposti allo sviluppo degli ambiti non considerati dallo Statuto della Fondazione. Tuttavia, personalmente sono aperto anche a considerare delle modifiche statutarie a patto che non si confondano i ruoli e non si comprometta lo scopo sociale originario. Come già dicevo, vedo senz'altro molto bene il rafforzamento del legame con gli enti locali, ma nella più completa autonomia da ingerenze politiche, onde evitare i pericoli che in questi tempi vediamo in altre realtà italiane».
Come intende difendere il patrimonio della Fondazione di Piacenza e Vigevano in un momento storico complesso e particolarmente difficile per gli andamenti finanziari? E quale giudizio dà sulla gestione di questi anni della Fondazione e degli investimenti fatti?
«Per quanto ho potuto accertare, confesso che mi sembra eccessivo il "polverone" suscitato in questi ultimi tempi. Non va dimenticato infatti che tra il 2008 e il 2012, come tutti sanno, i mercati finanziari hanno registrato perdite pesantissime. A Piacenza invece le elargizioni sono state continue e puntuali: 60 milioni di euro in 8 anni; e il patrimonio è rimasto sostanzialmente invariato: 381 milioni di euro nel 2005 e 372 milioni di euro oggi. Il dato è ancor più positivo se messo a confronto con l'andamento di analoghe Fondazioni, inclusi gli ultimi eclatanti casi di default. Tutti dovrebbero ricordare che le erogazioni dipendono dal rendimento del capitale e tutti sappiamo che se un capitale non è impiegato in investimenti finanziari remunerativi, viene automaticamente eroso. Inoltre penso che mentre vada ancor più approfondita l'analisi dell'incerta situazione finanziaria, si debba confermare che gli investimenti vanno praticati secondo una prudente strategia di frazionamento che limiti il più possibile ogni rischio correlato. La comparazione costante fra rischio, rendimento e la trasparenza delle operazioni, deve rimanere la principale bussola di direzione di ogni attività finanziaria. Insomma, come un semplice pater familias, la notte vorrei continuare a fare sonni tranquilli».

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