Venerdì 7 Dicembre 2012 - Libertà
Se il dialetto fa gola ai nostri ragazzi
Al via la nuova edizione del corso per imparare la lingua dei nonni. «Forte l'interesse fra i giovani»
Il primo scritto che documenta, nero su bianco, l'esistenza di una lingua che si chiamerà dialetto piacentino risale al 1268. Ecco perchè, quando la Famiglia Piasinteina con la Fondazione di Piacenza e Vigevano lancia la nuova edizione dei corsi di dialetto - la prima risale al 1967, con monsignor Guido Tammi - non appare affatto un'esagerazione definire la stessa iniziativa un'operazione culturale e di recupero d'identità. La notizia, in realtà, sarebbe un'altra: tanti, tanti giovani piacentini hanno chiesto in questi anni di sedere sui banchi del corso per apprendere la lingua dei nonni, ma anche dei padri. E tanti - forti di quest'esperienza - hanno scelto di mettersi in squadra con una delle compagnie dialettali piacentine salendo sul palcoscenico. La nuova edizione del corso - 8 lezioni per principianti e 4 di approfondimento - si terrà alla sede della Famiglia piasinteina in via San Giovanni 7 il lunedì, dalle ore 18 alle 19,15. Questo il calendario: principianti, 7-14-21-28 gennaio e 4-11-18-25 febbraio 2013; approfondimento, 4-11-18-25 marzo (informazioni e programma si potranno trovare alla Famiglia piasinteina, via San Giovanni).
Direttore del corso Danilo Anelli, che è anche il razdur della Famiglia, docente il professor Luigi Paraboschi. Entrambi hanno partecipato ieri all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano all'incontro di presentazione della nuova edizione del corso, insieme ai rappresentanti degli enti locali - l'assessore Tiziana Albasi per il Comune, Maurizio Parma vice presidente della Provincia - a Patrizia Merli, segretaria del corso, e all'attore Pino Spiaggi. Sua la frase culto: «Per me il dialetto è pane quotidiano. A scuola le maestre dicevano a mia madre di farmi parlare italiano, non dialetto. Ma io parlavo anche il dialetto: e in italiano finì che ero bravissimo».
«Il dialetto piacentino - ha detto ieri Anelli - sta conoscendo un tempo di grande successo, testimoniato dalla grande partecipazione alla rassegna del President, con tanti giovani. Il dialetto, secondo noi, è uno strumento per valorizzare cultura e identità». «Non vogliamo insegnarlo, il dialetto va parlato». E' l'avvertimento del professor Paraboschi, in cattedra da tante edizione. L'ex preside della Dante-Carducci, sull'operazione in corso, ci tiene a chiarire, a partire dall'essenza stessa di cosa è questa lingua, e cosa rappresenta: «Vogliamo restituirle dignità, perchè questa non è la lingua dei poveri. Risale al 1268 il primo documento che attesta l'esistenza di un dialetto piacentino». Non vogliamo si ritorni a certi atteggiamenti degli anni Settanta, pare voler sottolineare Paraboschi, quando la traduzione da parte dei giovani - ignoranti di questa lingua parlata ma soltanto dai "vecchi" -avveniva letteralmente, con il risultato di strafalcioni da dimenticare. Ancora Paraboschi: «Il dialetto non si insegna, si pratica, anche se nel corso parleremo ovviamente di sintassi, di grammatica. Ma ciò avverrà in quanto approfondimento culturale, perchè il dialetto, in sè, è lingua di comunicazione». E della estrema vitalità del dialetto piacentino il professore porta in dote altre prove: «Per esempio, sono oltre 100 i poeti e scrittori in piacentino che scrivono, in dialetto, su Libertà, anche se va sottolineato che meno diffusa del dialetto parlato è la conoscenza della grafia».
«Il veicolo per conoscere una civiltà - ha analizzato l'assessore alla Cultura del Comune di Piacenza Tiziana Albasi - è la lingua, che è una documentazione itinerante. L'auspicio è che gli organizzatori intensifichino i cicli delle lezioni per concretizzare questo recupero linguistico soprattutto tra i giovani. Speriamo che in tanti diano il loro assenso a partecipare». «Il mio grazie alla Famiglia piasinteina - ha fatto eco il vice presidente della Provincia Maurizio Parma - perchè essa è diventata sempre più punto di riferimento per le compagnie teatrali piacentine. Non dimentichiamo le applicazioni pratiche: per il personale di una catena di ristorazione la Famiglia piasinteina ha tenuto lezioni ad hoc, vedi i "pisarei e fasò"». Ed in tempi di "glocal", il dialetto piacentino ha tutta l'aria di chi non faticherà troppo a stare ancora sotto i riflettori.
Simona Segalini