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Giovedì 6 Maggio 2004 - Libertà

Wagner e il tragico tra parole e musica

Piacenza e Montenz in Fondazione: piacevole serata

La tragedia e il mito sono inscindibili. Il mito, che per molti aspetti si apparenta al popolare, è argomento fondante della tragedia. Da questi presupposti è partita l'analisi tenuta dal grecista Nicola Montenz nella conferenza-concerto svoltasi l'altra sera alla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Il tema, Richard Wagner e il Tragico, si è intersecato con gli argomenti affrontati nei precedenti incontri, organizzati dal Centro culturale italo-tedesco, sviluppando il mito appunto, il secondo polo su cui verte il ciclo di appuntamenti riunito sotto il titolo Dal popolare al mito. Percorso tra poesia e musica tedesca.
Wagner studiò il mondo classico. La sua fu una infatuazione, una forte passione per la mitologia e per i tragici greci e da questa trasse l'ispirazione per creare la sua opera d'arte dell'avvenire. Il ruolo storico, il contesto, la realizzazione e l'unità della tragedia greca furono i punti di partenza per la sua personale riflessione teorica. Partì dal mito nordico e, da una stratificazione di secoli e una frammentarietà delle fonti, riuscì nell'impresa intellettuale di creare un'enorme saga, scambiando ruoli e personaggi per sviluppare, attraverso contrazioni e compressioni, un importante racconto organico. Nacque la tetralogia dell'Anello del Nibelungo, che si rifà alle tre tragedie e al dramma satiresco dell'Agone tragico, ma Wagner sostituisce il dramma satiresco con un Prologo per spiegare l'antefatto. Nacque così nel 1876 il Festival di Bayreuth, un'occasione particolare e un luogo deputato dove poter rappresentare esclusivamente le opere wagneriane e dove far vivere l'esperienza mistica della rappresentazione teatrale.
Contrariamente agli intendimenti di Wagner il Festival di Bayreuth divenne una vetrina per la ricchissima borghesia tedesca, ricalcando la situazione creatasi nella Parigi degli anni Trenta dell'Ottocento in cui imperversava il Gran Opera, riferimento a cui Wagner non avrebbe mai voluto rifarsi. Il pianista Gianluca Piacenza è intervenuto in diversi momenti per far ascoltare la musica wagneriana. In rielaborazioni e trascrizioni pianistiche da lui stesso realizzate, studiando le versioni pianistiche che furono fatte da alcuni collaboratori wagneriani, Piacenza ha interpretato partiture impegnative e dense, che raccolgono la cifra wagneriana: la sua musica sommerge e avvolge l'ascoltatore in un fluire magmatico come nell'ascolto della Marcia funebre di Sigfrido, in cui sono raccolti tutti i temi che caratterizzano Sigfrido (terza opera dell'Anello del Nibelungo), i famosi Leitmotiv, quelle melodie associate a oggetti, personaggi o concetti che descrivono e preannunciano una situazione o l'entrata in scena di un personaggio.
Montenz ha suggerito spunti per un'analisi, ha affrontato con competenza un tema ampio che si presta a lunghi approfondimenti, ha confrontato la tetralogia wagneriana con la tragedia greca, in essa ha ravvisato l'eroe tragico, la trasmissibilità della colpa, il conflitto tra la volontà e le forze oscure che la vanificano. "Esiste un concetto universale di tragico?", ha chiesto Montenz ed ha risposto con le parole di Goethe:"Ogni tragicità si fonda su un conflitto inconciliabile".

Sabrina Silan

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