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Lunedì 28 Gennaio 2013 - Libertà

Valtrebbia, dobbiamo salvare San Salvatore

di GIUSEPPE ZURLA
Se qualcuno voleva una prova di come i Piacentini tengono al Trebbia, e alla sua valle dove scorre da chissà quanti anni, doveva venire ieri sera all'Auditorium della Fondazione in via Sant'Eufemia. Diverse associazioni ambientaliste avevano organizzato un incontro per portare all'attenzione della cittadinanza un progetto per lo sfruttamento idroelettrico di un tratto del fiume appena sopra Bobbio, nella zona di San Salvatore. Nella sala stracolma era palpabile lo stupore e lo sdegno per il sacrilego attentato alla bellezza di un posto unico ben degno di figurare fra quelli già dichiarati patrimonio dell'umanità. Il relatore, Fabrizio Binelli di Legambiente, gesticolante e ieratico come un monaco dell'Abbazia di San Colombano commentava i disegni del progetto districandosi tra planimetrie, foto aeree e dati sull'impatto ambientale dovuto allo sbancamento della riva interessata dove sarebbe prevista una costruzione con base di 20 metri per 30 servita da una strada discendente dalla sommità del crinale di ben 4 metri di larghezza.
L'unico elaborato mostrato ma non derivante dal progetto era la simulazione di un'esondazione dopo la messa in opera della diga anche in una situazione di magra, e un altro in presenza di una piena eccezionale, ovviamente con effetti più devastanti. Ma in ogni caso addio per sempre ai ghiaioni di San Salvatore frequentati da tanti concittadini nella stagione estiva. L'uditorio ascoltava in silenzio ma non si è più tenuto quando sono stati indicati lo scivolo di cemento per permettere il passaggio delle canoe e una scaletta dove sarebbe stato possibile la risalita della fauna ittica. Nella distorta ottica progettuale quindi era tutto previsto nel rispetto di una legislazione che punta sulle rinnovabili per soddisfare il fabbisogno energetico.
Si mettano d'accordo. Lo scorso anno il presidente Enel in Tv parlò di un brusco calo dei consumi che addirittura non avrebbe reso più conveniente la produzione. Poi abbiamo appreso che ci sono persone come Antonio Ruggeri e i suoi collaboratori che dal 1980 monitorano una colonia di pipistrelli che hanno il loro habitat in 2 gallerie artificiali che insistono sulla riva sinistra, residue di un antico progetto idroelettrico degli anni '20 dello scorso secolo che ha lasciato, a perenne sfregio del fiume, una serie di piloni sul greto. Di seguito il geologo, professor Marchetti, ha parlato dei meandri e della loro antica formazione, della loro unicità, delle stratificazioni circostanti e delle rocce dove è possibile leggere la storia della formazione dei nostri Appennini e del patrimonio che rappresentano da salvaguardare e tramandare alle future generazioni. In buona sostanza ieri erano tutti decisamente contrari, politici locali e regionali, più articolata la posizione di Paola Gazzolo, Assessore regionale alla difesa del suolo. Da cittadino provo meraviglia al solo pensiero che qualcuno si sia impegnato per portare a termine un progetto che, in un Paese normale, avrebbe dovuto essere stoppato già nella fase embrionale. Unica voce fuori dal coro quella del signor Tagliaferri, collaboratore del progettista ingegner Friburgo che in un ambiente tanto ostile ha avuto il coraggio di difendere il progetto sfiorando l'eroismo. Allarme rientrato quindi? Non direi. Siamo in un Paese dove non mancano le leggi, anche quelle a difesa del territorio ma dove spesso vengono applicate agli estranei e interpretate per gli amici. Occorrono sempre grande attenzione e sensibilità per questi temi che vedono in prima linea cittadini meritevoli di rispetto e considerazione che combattono una battaglia difficile spesso nel menefreghismo generale a difesa del nostro bene più prezioso che è il territorio e l'ambiente che ci è rimasto. Sempre per restare in argomento e nella stessa zona, se ci fosse stata un'uguale mobilitazione anni fa, sono certo che lo scempio di ponte Barberino ci sarebbe stato risparmiato.

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