Venerdì 11 Gennaio 2013 - Libertà
Crainz dall'assassinio di Moro all'Italia d'oggi
Oggi alle 18 all'auditorium della Fondazione lo storico presenta "Il Paese reale"
piacenza - Questa sera all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, avrà luogo alle 18 la presentazione dell'ultimo libro dello storico Guido Crainz, Il Paese reale. Dall'assassinio di Moro all'Italia di oggi (Donzelli). A intervistare l'autore sarà Gianni D'Amo. Un libro interessante, ricco di domande e di analisi profondamente vere sull'Italia che dal 1978 arriva all'oggi. E anche se l'autore è uno storico e non un moralista, gli anni tra il 1978 e il 1994 sarebbero - secondo Crainz - l'incubazione dell'orribile fase che stiamo vivendo. Sono infatti queste le due date in cui si racchiude gran parte del volume: il sottotitolo, considerato che il periodo che va dal 1994 ai giorni nostri (quasi vent'anni) è trattato in una cinquantina di pagine, dà l'idea di essere una sorta di postfazione, animata anche dalla verve di denuncia antiberlusconiana oltre che dall'approccio storiografico nonostante le vicende siano temporalmente assai vicine.
Dopo l'Italia della ricostruzione postbellica descritta ne L'Italia del miracolo economico (Donzelli), dopo quella tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, delle riforme e dei movimenti, del terrorismo e della crisi dei partiti raccontata in un libro che ha ottenuto un notevole successo pur trattandosi di un saggio articolato con il piglio autentico dello storico, Il Paese mancato (Donzelli), Crainz racconta, in questo nuovo e affascinante libro, di un'Italia disillusa e corrotta, priva di identità e vittima di ripiegamento individuale alla base del quale sta il serpeggiante rancore di strati sociali che si riscoprono improvvisamente marginali.
Secondo Crainz, come abbiamo riferito anche nell'intervista apparsa ieri, questo è un Paese i cui giovani sono colpiti dalla disoccupazione, dall'incertezza, ma anche dall'esclusione; sono aumentati a dismisura coloro che non studiano, che non lavorano e che un lavoro neppure lo cercano, perché piegati dalla rassegnazione; insomma siamo un Paese preda di un disperato qualunquismo che bene non fa. Ma il vero argomento del volume sono gli anni Ottanta. È lì che, per Crainz, si è spento tutto, ed è lì che sarebbe nata la deriva della Seconda Repubblica, logica conseguenza di quegli anni. Che cosa si è spento? Lo spirito di trasformazione degli anni Sessanta e Settanta, esaltato da Crainz, sia pure con sguardo critico. Che cosa si è formato al suo posto? Individualismo, corruttela, cinismo. Mentre gli anni Sessanta e Settanta furono l'occasione per una maturità del Paese, capace di diventare moderno, il decennio Ottanta avrebbe fatto ritornare gli italiani all'eterno culto del "articulare", dell'individualismo sfrenato.
Gli anni Ottanta comunque per molti costituirono un tentativo di allineamento dell'Italia alle società dell'Occidente capitalistico avanzato, grazie anche a un secondo "boom immisurabile", come lo definì allora il Censis; "boom" che stravolse le basi di consenso dei partiti di massa, che invece durante il miracolo economico non erano state intaccate. Crainz, ci fa comunque godere del modo in cui racconta la storia, essenzialmente filmico, con un incastro di citazioni, dagli archivi ai giornali, dalle canzoni ai film. C'è di che ricordare.
ma. mol.