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Sabato 12 Gennaio 2013 - Libertà

Il CalenDiario punta sulla tradizione

Il progetto editoriale della Fondazione per i ragazzi delle scuole elementari

piacenza - E' dedicato alle tradizioni del passato il CalenDiario 2013 della Fondazione di Piacenza e Vigevano, il progetto editoriale per le scuole elementari curato da Tiziana Libé e Stefania Rebecchi. Mese per mese, dodici tavole di Liza Schiavi accompagnano dunque i bambini alla scoperta del mondo dei nonni, quando la televisione era in bianco e nero, la spiaggia era quella dell'isolotto Maggi in mezzo al Po, la scuola iniziava il 1° ottobre e si scriveva intingendo il pennino nell'inchiostro, Halloween non aveva ancora attecchito, ma si festeggiavano regolarmente Carnevale, Santa Lucia e Babbo Natale che portava in dono "un frutto "esotico" sconosciuto al menu nel resto dell'anno: l'arancia".
Tempi che ormai sembrano remotissimi, eppure ci sono tanti testimoni che possono raccontarli. Si inizia in gennaio con la leggenda dei giorni della merla, ossia il 29, 30 e 31, considerati i più freddi dell'anno. Febbraio ha l'allegria di colori di un Carnevale in maschera. In marzo tutti (o quasi) gli occhi puntati sul piccolo schermo di un apparecchio collocato in un bar, con accanto ben visibile il cartello "Assistendo alle trasmissioni tv è obbligatorio consumare". All'epoca pareva impossibile che presto i televisori sarebbero entrati nelle case di ciascuno, come normali elettrodomestici. La didascalia ricorda la nascita della Rai nel 1954: "Per un bel po' di anni, fino alla fine degli anni Sessanta, la televisione rimane però un lusso per pochi". Il colore arriverà nel 1977.
C'è poi in aprile il capitolo delle "merende di una volta": non ne esistevano di preconfezionate. Lo spuntino pomeridiano era preparato dalle mamme, usando i prodotti disponibili. Di solito consisteva in pane spalmato di olio oppure con burro e zucchero, oppure un frutto, o con la variante a base di polenta e zucchero. In maggio spazio ai giochi popolari, con protagonista l'albero della cuccagna, che non è del tutto andato in soffitta. Viene infatti riproposto in alcune sagre. In giugno è il momento della mietitura, quando le spighe si tagliavano con il falcetto, e della trebbiatura del grano, tramite enormi macchinari rumorosissimi, che separavano i chicchi di frumento dalla paglia.
In luglio il processo prosegue nel mulino, dove i cereali vengono trasformati in farina. In agosto i piccoli si trastullano nelle zone rivierasche del Po, attrezzate a colonia estiva e centro elioterapico per prendere il sole. L'uva si guadagna i riflettori di settembre, oggi come allora, con la differenza che qualche decennio fa la pigiatura avveniva a forza di piedi: "Un lavoro - avverte la discalia - solo apparentemente facile: ci voleva un bel po' di energia e alla fine si era esausti".
In ottobre si entra nella scuola dei nonni, che in campagna spesso avevano a disposizione solo due classi: una per la prima, seconda e terza elementare, l'altra per la quarta e la quinta. In novembre San Martino, l'11 del mese, era una data importante per i braccianti agricoli: se i loro contratti non venivano rinnovati, dovevano traslocare. In dicembre per i bambini di ieri e per quelli di adesso, l'attesa per i doni portati da Santa Lucia e i preparativi per il presepe.

Anna Anselmi

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