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Giovedì 10 Gennaio 2013 - Libertà

Ciaikovskij inaugura il Balletto

Domenica la compagnia di San Pietroburgo nel "Lago dei cigni"

piacenza - Sarà un grande classico come Il lago dei cigni con le musiche di Ciaikovskij e le coreografie di Petipa ad aprire la stagione di danza del Teatro Municipale domenica 13 gennaio alle 16: a calcare il palcoscenico piacentino sarà il Balletto di San Pietroburgo, chiamato a dare voce e corpo a tutto quello che contraddistingue la Scuola russa del balletto classico, ossia tradizione e contemporaneità, tecnica e capacità espressiva.
La stagione, realizzata dalla Fondazione Teatri di Piacenza in collaborazione con Aterdanza, si apre dunque con un grande classico che vede esibirsi una compagnia composta da solisti di San Pietroburgo e da ballerini del Balletto del Teatro di Stato Accademico di Samara: attualmente il Balletto di San Pietroburgo è diretto da Kirill Šmorgoner, artista emerito di Russia, coreografo, insignito di numerosi premi e riconoscimenti e per lungo tempo componente del Balletto di Stato di Perm. La compagnia, che si avvale della collaborazione di Vjaceslav Okunev che ha curato le scene e i costumi di varie produzioni del Teatro Mariinskij e del Teatro Bol'šoj, è spesso in tournée in Russia e all'estero.
Venendo invece al balletto che i piacentini vedranno domenica pomeriggio al Municipale, il Lago dei cigni è il primo lavoro della celebre triade musicata da Ciaikovskij (e composta da La bella addormentata e Lo schiaccianoci), ma ultimo a essere definito coreograficamente da Petipa, che lo realizzò quasi vent'anni dopo la composizione della partitura e del libretto e dopo ben tre versioni coreografiche fallimentari: una volta incaricato dal principe Vsevolojskij, al tempo direttore del Mariinskij, Petipa affidò infatti al suo assistente Ivanov una prima versione del solo secondo atto che andò in scena il 17 febbraio 1894, proprio pochi mesi dopo la morte di Ciaikovskij. In seguito Petipa rivide il libretto e la partitura e aggiunse brani pianistici di Ciaikovskij orchestrati da Drigo, il quale unì anche pagine di sua composizione per il grand pas de deux. La coreografia venne dunque creata in collaborazione tra Petipa e Ivanov: ma lo stile del maestro francese è evidente nella costruzione a intermezzi, con una forte presenza pantomimica nel primo atto e nelle danze di carattere del terzo, mentre a Ivanov invece si deve il marcato lirismo del secondo e del quarto atto.
Dal punto di vista drammaturgico, il lavoro è da subito destinato a una lunga futura fortuna sia perché il ruolo della protagonista è sdoppiato anche nel suo polo negativo (Odette/Odile) e sia perché la sua fisicità non è mai veramente compiuta, sempre in transito tra umanità e animalità, tra realtà e mondo fantastico: anche il lago che imprigiona e incanta rappresenta la prossimità dell'abisso e l'incombere dell'arcaico, mentre il Principe che non riesce a crescere, e dunque a scegliere, è messo alla prova di un difficile giuramento che allude simbolicamente anche a tutte le inquietudini che investono la regalità (in questo caso la Regina madre) e i complessi passaggi di sovranità.
Una tale invenzione, sulla soglia della modernità, e poi nel secolo della psicanalisi e dell'irruzione dei discorsi sulla liberazione del corpo e delle identità, non poteva che trovare terreno fertile per innumerevoli adattamenti, reinvenzioni, decostruzioni e riscritture coreografiche, non meno che filmiche, capaci di capitalizzare tutta la forza che ogni più vero classico ha di interrogare sempre in forme nuove, nel tempo, il presente: ecco allora il motivo per cui la stagione di danza si inaugura proprio con questo Lago dei Cigni rappresentato da una compagnia che vanta storia e talento.

Betty Paraboschi

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