Domenica 27 Gennaio 2013 - Libertà
Oggero: «La mia prof curiosa e intelligente»
La scrittrice sarà ospite mercoledì in Fondazione
piacenza - A Torino fa un freddo boia e c'è aria di neve. Mentre sta andando a scuola, senza quasi aver tempo di capire cosa accade, la "prof" Camilla Baudino si ritrova testimone di un brutale regolamento di conti: all'incrocio tra due centralissime vie della città una moto si affianca a un'auto e con un colpo di pistola il centauro uccide il conducente della macchina, per poi sparire nel traffico. Pochi minuti dopo, ad accorrere sulla scena del delitto per dirigere le indagini arriva l'unico poliziotto da cui Camilla avrebbe desiderato tenersi alla larga: il commissario Gaetano Berardi. Sono trascorsi quasi tre anni da quando Gaetano e Camilla si sono incontrati l'ultima volta, ma il tempo sembra non aver sopito del tutto un'attrazione pericolosamente vicina a trasformarsi in amore. Poche ore più tardi, anche la giornata della giovane dottoressa Francesca Gariglio è destinata a prendere una piega inusuale. La polizia rinviene il cadavere di un pensionato, massacrato con una spranga: è un suo ex paziente. Ci fermiamo qui per non togliere il gusto e il piacere della lettura di Un colpo all'altezza del cuore (Mondadori), l'ultimo libro di Margherita Oggero, che mercoledì alle 18 sarà ospite all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano in via Sant'Eufemia.
Come mai ha deciso di riportare al centro del suo romanzo il personaggio più conosciuto dei suoi libri, la "prof" Baudino?
«La prof detective nasce dalla necessità di raccontare un ambiente che conosco bene, quale è il mondo della scuola. Dal desiderio di inventare una donna curiosa, intelligente, ironica e spesso spigolosa e dopo un paio di libri in cui Camilla Baudino non era protagonista, ho deciso di riproporla. Questa prof è molto amata dal pubblico ed è il risultato di tanti anni di insegnamento e di scrittura. La trasposizione cinematografica di Luciana Littizzetto in Se devo essere sincera e quella televisiva di Veronica Pivetti, hanno fatto di questa prof una protagonista dei gialli-commedia all'italiana, il cui riferimento va a Fruttero e Lucentini, cui devo tanto perché sono stati autentici maestri di un genere che in questi anni sta avendo i riconoscimenti che merita».
Per stare in tema, cosa si perde nel passaggio di una storia dalla carta alla pellicola di Provaci ancora prof?
«In questo delicato passaggio si perde e si guadagna, si tratta di passare da un mezzo ad un altro. La scrittura ha dei percorsi che sono diversi dalla narrazione cinematografica e televisiva. Comunque credo che Veronica Pivetti abbia dato corpo a una prof che sintetizza le caratteristiche del mio personaggio, anche se la serie televisiva è ambientata a Roma e non a Torino, città in cui si svolgono le storie che scrivo».
Perché in questi ultimi anni il noir e i gialli hanno avuto tanto successo: è cambiato qualcosa nella narrativa e nella letteratura italiana?
«Ho una mia convinzione. Credo che il genere noir abbia sostituito il romanzo sociale degli anni passati. Oggi attorno a un romanzo noir o giallo, non c'è solo la curiosità di capire chi è l'assassino. C'è di più: il bisogno di comprendere ciò che sta attorno alla storia, con particolare riferimento agli intrighi di un Paese sempre più complesso e articolato. Penso a Simenon, un autore che ancora oggi va per la maggiore. In vita il pubblico ha amato il suo personaggio, il commissario Maigret, da alcuni anni a questa parte trovano posto nel cuore dei lettori i romanzi più cupi, quelli che raccontano di una società francese chiusa e bigotta, condensata di ipocrisie. La camera azzurra e I compagni sono due esempi di una letteratura che oggi è particolarmente apprezzata. Ci sono poi autori come Massimo Carlotto e Carlo Lucarelli. Io devo molto ad Attilio Veraldi. I suoi romanzi Naso di cane e La mazzetta sono un esempio di letteratura noir, scritta in anni in cui il giallo era considerato un genere di serie B».
Come sedimentano i suoi libri, com'è che prendono corpo le storie che racconta e che i lettori apprezzano in modo particolare?
«L'idea per un nuovo libro non ha uno schema preciso. Può essere ispirato da un fatto di cronaca o da una semplice conversazione. Dopo quel momento di ispirazione che rimane nella memoria, iniziano a muoversi diversi elementi che si combinano fra loro e formeranno poi la storia. Il mio è un continuo lavoro di trasformazioni, correzioni, cancellazioni e aggiunte. Fra la fine della stesura e la consegna all'editore c'è un periodo di pausa in cui non rileggo e non tocco il romanzo per farlo solo a distanza di tempo e apportare le ultime modifiche. Inutile aggiungere, più passa il tempo e più gli aspetti forti e costanti nei miei libri sono la scuola e Torino. Ho amato il mio mestiere precedente e lo ripropongo in quasi tutti i miei libri. E' uno dei mestieri più belli e più difficili se si intende farlo al meglio; inoltre più invecchio e più amo la mia città anche se ha dei limiti e molti difetti, la presenza di Torino nei romanzi è dettata dall'amore per questa realtà che vivo da sempre».
Mauro Molinaroli