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Venerdì 1 Febbraio 2013 - Libertà

«I miei romanzi dalle tinte giallo-rosa»

La scrittrice Margherita Oggero in Fondazione ha parlato della sua prof-detective

piacenza - Una conversazione piacevole e interessante ma anche ricca di contenuti, che attraversa la sua produzione letteraria, per arrivare a dire che il libro di genere se è ben fatto appartiene di diritto al mondo della letteratura, citando in proposito Il nome della rosa di Umberto Eco. Questa è Margherita Oggero, una signora perbene e dai toni molto cordiali che con i suoi libri a tinte giallo-rosa, ambientati nel mondo della scuola ha reso una prof simpatica e impicciona, protagonista dei suoi romanzi. Perché è tra classi, alunni e sale professori, che la scrittrice torinese ospite l'altra sera all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano per presentare il suo ultimo libro Una ferita all'altezza del cuore (Mondadori), ha ambientato gran parte dei suoi romanzi.
Una carriera da insegnante e poi, dieci anni fa, Margherita Oggero - intervistata l'altra sera dal critico Eugenio Gazzola - diventa scrittrice: «Un desiderio - ha detto - quello della scrittura, covato per decenni e coltivato per vie traverse prima nei testi per programmi radiofonici e nei libri scolastici e poi realizzato al momento della pensione. Che è un bel momento di libertà. E da allora non ho più smesso di scrivere. Mi ha aiutato e dato conforto l'accoglienza del pubblico e il fatto che la mia prof-detective, la professoressa Camilla Baudino, è diventata protagonista di una fiction televisiva di successo, nella quale riconosco tutto il mio lavoro».
Torna sull'argomento scuola: «In questo momento è una malata di media gravità. Sconta anni di disattenzione o di riforme abborracciate, di tagli di risorse, di sfiducia generalizzata da parte dell'opinione pubblica, di mancanza di collaborazione da parte delle famiglie, quasi sempre arroccate nella difesa a oltranza dei pargoli. Sconta anche un certo scoramento e rassegnazione da parte di molti insegnanti».
Sulla riforma Gelmini: «La condivido in pochissimi punti. Ha avuto il coraggio di affrontare una situazione incancrenita come la sistemazione dei precari, la proliferazione dissennata dei corsi e delle sedi universitarie, ma contemporaneamente ha tagliato i fondi con l'accetta e non con un attento bisturi. In particolare, nonostante le smentite ministeriali, le scuole elementari più problematiche per l'alto numero di alunni extacomunitari si sono viste tagliare personale e risorse. Non mi sento di dare un giudizio positivo sul suo operato. Devo però riconoscere che i ministri che l'hanno preceduta, di diverso orientamento politico, non hanno offerto una gran prova e la riforma universitaria da essi attuata è stata nel complesso negativa. "Università scalcagnata" l'aveva definita Claudio Magris nel 2004 e aveva ragione».
Sul suo pesonaggio ormai nazional popolare grazie a Veronica Pivetti dice: «La prof-detective nasce dal desiderio di inventare una donna curiosa, intelligente, ironica e spesso spigolosa, una prof normale non troppo alta e anonima, come tante insegnanti che popolano il mondo della scuola. La trasposizione televisiva di Veronica Pivetti ha favorito il successo dei miei libri, i gialli-commedia all'italiana che hanno come riferimento i miei concittadini illustri Fruttero e Lucentini, cui devo tanto perché sono stati autentici maestri di un genere che in questi anni sta avendo i riconoscimenti che merita». Conclude: «Oggi attorno a un romanzo noir o giallo, non c'è solo la curiosità di capire chi è l'assassino. C'è di più: il bisogno di comprendere gli intrighi di un Paese sempre più complesso e articolato e in tal senso il contributo di autori come Massimo Carlotto e Carlo Lucarelli è considerevole. Io devo molto ad Attilio Veraldi. I suoi romanzi Naso di cane e La mazzetta sono un nobile esempio di letteratura».

Mauro Molinaroli

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