Domenica 18 Novembre 2012 - Libertà
«Nessun premio per i buoni voti»
Si è aperta la terza edizione della Scuola Genitori con una "lezione" sui compiti dei figli. L'esperienza piacentina viene esportata a Milano
Al via venerdì sera, nell'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, la terza edizione della Scuola Genitori di Piacenza, che ha aperto l'anno "scolastico" dei genitori piacentini con una lezione sui compiti, quelli dei figli ovviamente. Per affrontare «un tema richiesto a gran voce dai genitori», come ha puntualizzato Elisa Mendola, tutor di coordinamento della scuola, è stata invitata la psicologa Maria Assunta Zanetti, professoressa presso l'Università di Pavia ed esperta di psicologia dello sviluppo e dell'educazione, che con l'incontro dal titolo "I compiti li fa da solo! Imparare nell'era della distrazione" ha riempito l'"aula" di via Sant'Eufemia. La grande partecipazione dei genitori piacentini è stata molto apprezzata dal responsabile scientifico della Scuola Genitori, Daniele Novara, che ha annunciato l'esportazione della Scuola di Piacenza anche a Milano; mentre l'assessore comunale alle politiche scolastiche, Paola Beltrami, ha inaugurato il ciclo di 6 incontri educativi della Scuola Genitori, realizzati anche grazie alla collaborazione del Comune di Piacenza e della Fondazione: «E' fondamentale creare momenti di confronto come questi, perché solo una sinergia di interventi educativi può davvero sviscerare le difficoltà del genitore, il mestiere più complicato del mondo». E la tematica dell'apprendimento e dell'educazione dei figli è forse quella più delicata, perché, come ha introdotto la professoressa Zanetti, «si gioca su un'alleanza educativa continua tra la dimensione della scuola e quella della famiglia». «Infatti, le diverse difficoltà scolastiche, come l'assenza di motivazione, spesso derivano dalla collusione tra insegnati e genitori, che impediscono ai propri figli-alunni di trovare un contesto sociale favorevole all'apprendimento». Un clima di tensione può essere creato dai genitori: «ad esempio, attraverso atteggiamenti di tutela esasperata del figlio- ha spiegato-, che lo rendono incapace di tollerare le frustrazioni e gli insuccessi, tanto che per i genitori i compiti sbagliati e le verifiche valutate negativamente sono responsabilità degli insegnanti».
Per imparare, anche la tecnologia non aiuta: «i bambini spesso arrivano a scuola stanchi mentalmente- ha detto l'esperta-, perché hanno già speso parte della loro attenzione guardando la televisione o giocando con il cellulare». Per questo «è necessario parlare di corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia- ha continuato-, in cui l'insegnante ha il dovere stimolare gli interessi degli alunni, a partire da una valutazione delle conoscenze individuali; mentre il genitore non deve mai sostituirsi all'insegnante».
Soprattutto durante il momento dei compiti a casa, quindi, «il genitore deve trasmettere il valore dello studio e aiutare il proprio figlio a comprendere che i compiti sono uno strumento di crescita, non una punizione». Da abolire, dunque, frasi come: «Ma quanti compiti vi hanno dato? » oppure «Studia che fai contenta la mamma». «Non premiate i vostri figli ogni bel voto che prendono - ha ammonito la psicologa-, né fate i compiti al posto loro, correggendoglieli. Se sbagliano, li correggerà la maestra». E' utile, invece, «organizzare insieme i tempi, le strategie e gli obiettivi di studio; eliminare gli elementi di distrazione; capire ciò che si deve sapere e aiutarli a riformulare ciò che si è imparato».
Valeria Poggi