Mercoledì 14 Novembre 2012 - Libertà
I genitori evitino ingerenze e facili giudizi
Maria Assunta Zanetti, psicologa: «Occorre un rapporto di fiducia con la scuola»
di DANIELE NOVARA*
"Se per gli alunni la scuola è una legittima fatica e un impegno necessario, per i genitori non deve risultare uno stress continuo come se a scuola ci andassero i grandi più che i piccoli. I genitori possono creare le regole giuste per sostenere i figli nei compiti scolastici senza sostituirsi ai figli stessi".
Questo il sottotitolo della prima serata della terza edizione della Scuola Genitori di Piacenza, prevista per venerdì prossimo presso l'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, via Sant'Eufemia 13, alle 20.45.
Ho posto qualche domanda a Maria Assunta Zanetti, psicologa, professoressa presso l'Università di Pavia, relatrice della serata dal titolo "I compiti li fa da solo! Imparare nell'era della distrazione".
I genitori sembrano andare molto in difficoltà quando la scuola si arrocca su metodologie eccessivamente tradizionali. Cosa possono fare in questi casi?
«Forse è un po' un luogo comune dire che la scuola si arrocca su metodologie di insegnamento tradizionali, con un'accezione negativa. Ritengo che nonostante le molte difficoltà la nostra scuola cerchi di rispondere alle necessità e ai cambiamenti che la società richiede, tuttavia ricordiamo che esiste uno scarto considerevole tra una società, come l'attuale, che galoppa a ritmi vertiginosi e una scuola, organizzazione complessa, che deve rispondere non in modo pressapochistico o sull'onda dell'emergenza. Ritengo che i genitori scelgano anzitutto il tipo di scuola che risponde ad obiettivi non solo di apprendimento ma di competenze e di crescita educativa della persona nella sua integrità. La scuola non dia esclusivamente contenuti ma contribuisca alla costruzione della conoscenza di ciascuno non solo in funzione del bagaglio di contenuti ma nella prospettiva di essere al servizio della comunità per lo sviluppo sociale. I genitori devono strutturare un rapporto di fiducia con la scuola e gli insegnanti, evitando ingerenze e facili giudizi».
Gli eccessi di tecnologia possono compromettere - non poco - la concentrazione per lo studio. Quali orientamenti per i genitori?
«Il contesto sociale nel quale siamo immersi ci sollecita sempre più rapide risposte e una maggiore flessibilità nella strutturazione delle soluzioni. Questo comporta un cambiamento di stile nell'apprendimento: oggi il tempo da dedicare alla concentrazione è sempre meno adottato dagli individui, soprattutto perché le informazioni e i contenuti ci arrivano in modo più diretto e mediato. Questa accelerazione della società richiede di adattare gli stili di apprendimento».
A scuola vanno i figli, ma a volte i genitori sembrano loro stessi gli alunni. C'è modo di tenere bassa quest'ansia crescente?
«Quest'ansia nasconde una sensazione di fragilità dei genitori e un bisogno di ipercontrollo sui loro figli, non riconoscendo agli altri adulti che si relazionano coi loro figli un adeguato ruolo educativo. Accanto a questi aspetti c'è anche il tentativo di giustificare sempre i propri figli, impedendo loro di acquisire le competenze necessarie per gestire eventuali situazioni frustranti. Sono utili al proposito i momenti di confronto fra gruppi di genitori (vedi ad esempio i comitati) ».
Dato che lei insegna psicologia, quando il bambino o il ragazzo va male a scuola, si tratta sempre di una situazione problematica? E' un segnale preoccupante o si tratta di altro?
«Andare male a scuola o avere un rendimento altalenante è un campanello d'allarme che non deve essere mai sottovalutato, è sempre sintomo di un disagio o di una fatica di crescita. Le motivazioni possono essere molteplici: da una difficoltà ascrivibile a un livello cognitivo non adeguato o ancora raggiunto, a difficoltà relazionali, a scarsa motivazione o a incapacità di gestire la situazione scolastica. È necessario pertanto fare una corretta valutazione della causa scatenante e attivare percorsi di supporto e di elaborazione delle motivazioni che sono alla base della situazione. Un altro aspetto che non può essere sottovalutato, in alcuni casi, può essere un comportamento troppo adattato, nel senso che l'alunno risponde in modo adeguato alle richieste degli apprendimenti, tuttavia senza coinvolgimento motivazionale e relazionale».
*Responsabile Scientifico Scuola Genitori