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Martedì 13 Novembre 2012 - Libertà

Il Gazzola al restauro di Palazzo Rocci Nicelli

Ieri la cerimonia del premio a Palazzo Galli. Il progettista Pagani: «Fedeltà all'originale»

piacenza - Come accade per altre antiche residenze piacentine, l'attuale aspetto tardosettecentesco è soltanto l'ultima e più eclatante fase di un processo che ha portato, nel tempo, al consolidarsi di una complessa stratificazione. Così, il restauro di Palazzo Rocci Nicelli, in via Nicolini, 10, che ieri nella Sala Panini di Palazzo Galli ha ricevuto il Premio Piero Gazzola per il restauro dei palazzi piacentini, ha richiesto al progettista Paolo Pagani una «lettura ragionata dell'impianto originale» e delle aggiunte successive. Quelle più incongrue, ritenute vere e proprie "manomissioni", realizzate tra le due guerre e nel secondo dopoguerra, sono state eliminate, procedendo anche a "riaprire i loggiati tamponati e a scrostare gli intonaci cementizi non interessati da decorazioni pittoriche". Articolato in un impianto a doppia corte, l'edificio ha rivelato un nucleo cinquecentesco, di cui restano testimonianze - ha spiegato Pagani - nella struttura tipologica androne-porticato-scalone d'onore - quest'ultimo caratterizzato da una certa austerità ricondotta al cantiere iniziale del palazzo - e in un camino in arenaria al piano terra. Il piano nobile accoglie un ciclo decorativo di «grande eleganza e raffinatezza».
Anna Coccioli Mastroviti ne ha ipotizzato una datazione al 1760-1780 per le tre stanze rivolte verso la strada, rimarcando la qualità dell'intervento, per ora assegnato a un anonimo, mentre per quanto riguarda il salone delle feste, ascritto al 1790 se non al primo decennio dell'Ottocento, la storica dell'arte ha suggerito l'attribuzione a Giovanni Battista Ercole, attivo al castello della Bastardina, nonché a Palazzo Falconi in via Sant'Antonino. L'iniziativa che si è svolta a Palazzo Galli ha quindi consentito di ripercorrere capitoli dell'evoluzione della nostra città, portando anche all'attenzione modalità "esemplari" di esecuzione di un restauro, come nelle finalità del premio ribadite da Domenico Ferrari Cesena, del Fai (Fondo ambiente italiano), presidente del Comitato scientifico che dal 2006 decreta il riconoscimento. Gli altri membri sono: Anna Còccioli Mastroviti, responsabile dell'Ufficio Tutela della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Parma e Piacenza, Marco Horak, presidente dell'Associazione Palazzi Storici di Piacenza, e Carlo Emanuele Manfredi, delegato per Piacenza dell'Associazione Dimore Storiche Italiane. Il Premio Gazzola è sostenuto dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, presieduta da Giacomo Marazzi, e dalla Banca di Piacenza, presieduta da Corrado Sforza Fogliani e Luciano Gobbi, che ieri ha ospitato a Palazzo Galli la manifestazione. Ferrari ha richiamato come il riconoscimento, sia pure simbolico (una stampa d'epoca e la pubblicazione di una monografia sul restauro) si proponga quale un attestato di gratitudine nei confronti di privati ed enti pubblici promotori di interventi di conservazione rispettosi della personalità e della storia di un edificio che è un bene per la collettività. «Purtroppo in questo periodo sono state drasticamente ridotte le agevolazioni in sede Imu, che non erano un privilegio, ma un aiuto sostanzioso ai proprietari. Temo che in futuro questa misura possa compromettere l'impegno per manutenzioni ordinarie e straordinarie onerose che comportano molti sacrifici». A questo proposito, il soprintendente per i beni architettonici Luciano Serchia ha detto di ritenere i momenti di crisi stimolo a un processo di sviluppo: «L'espansione a tendenza zero sulle nuove aree edificabili e la rivitalizzazione della città esistente avrà - ha auspicato Serchia - ricadute sulle iniziative imprenditoriali, che andranno dunque ripensate in termini di qualità, più che di quantità e semplice profitto commerciale». La relazione del soprintendente ha poi preso in particolare in esame la cultura del palazzo nobiliare quale cifra emblematica del tessuto urbano piacentino.

Anna Anselmi

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