Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Giovedì 1 Novembre 2012 - Libertà

Giovanni Pascoli, poeta bilingue

Padre Fongaro ha approfondito le liriche in italiano e latino

piacenza - Con la conferenza su "Pascoli poeta bilingue" si è concluso all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano l'interessante ciclo di incontri tenuto da padre Stelio Fongaro e Salvatore Dattilo in concomitanza con il centenario della morte di Giovanni Pascoli, quale invito a tornare a leggere le opere del grande poeta, la cui figura è stata analizzata cogliendo soprattutto punti di vista inconsueti.
Due i componimenti letti da Dattilo nell'ultimo appuntamento: Thallusa, dai Poemata christiana, e In oriente, dai Poemi conviviali, i cui versi sono stati esaminati da padre Fongaro, dopo un'introduzione generale sulla produzione in latino di Pascoli, successore di Giosue Carducci alla cattedra di letteratura latina dell'università di Bologna, nonché vincitore per ben 13 volte della medaglia d'oro al prestigiosissimo Premio Amsterdam (il Certamen poeticum Hoeufftianum), al quale aveva partecipato fin dal 1892 (l'anno della pubblicazione della seconda edizione di Myricae), meritando inoltre la "magna laus" in 16 occasioni. I due etti e mezzo d'oro del riconoscimento furono utilizzati per l'acquisto della casa di Castelvecchio.
Contrariamente alla posizione negativa riservata da Benedetto Croce alla poesia latina di Pascoli, padre Fongaro ha invece difeso questo aspetto dell'opera del maestro romagnolo: «Non fu soltanto un versificatore, ma un poeta in latino nello stesso modo con cui lo era in italiano. In entrambe le lingue - ha osservato il missionario scalabriniano - Pascoli esprime la stessa visione della vita, la stessa Weltanschauung. E' un po' come nel caso di Carlo Goldoni, autore de I rusteghi in veneto e de La bottega del caffè in italiano». Senza che il valore letterario dell'una e dell'altra ne abbia risentito.
Padre Fongaro ha calcolato che un quinto della poesia pascoliana sia stata scritta in latino, suddivisa, secondo una convenzione inaugurata dallo stesso poeta, in Liber de poetis, Res romanae e i Poemata christiana. Questi ultimi, nelle parole dell'eminente latinista Alfonso Traina citate da padre Fongaro, «segnano l'impatto del cristianesimo con i grandi temi della poesia pascoliana, temi radicati nelle angosce e nelle contraddizioni esistenziali di Pascoli». Non corrisponde dunque al vero che il mondo latino del poeta fosse superficiale ed esteriore, ha proseguito padre Stelio, evidenziando una sostanziale diversità tra Pascoli e gli altri vincitori del Premio Amsterdam, i quali «spesso non brillavano per qualità dei testi dove, per superare complessità espressive e difficoltà tecniche, trattavano di solito argomenti di attualità».
Scorrendo i titoli, compaiono la caccia al pescespada, la caldaia a vapore, il telegrafo... «Pascoli invece dava voce al suo mondo, proiettandolo nella classicità». In Thallusa si ritrovano i riferimenti al dolore materno, ai bambini, alla scuola cari al Pascoli. «Il suo cristianesimo, qui come nei versi di In oriente, è però teologicamente eterodosso. Gesù, l'uomo della bontà, del sacrificio, è capace di morire per gli uomini, ma non di risorgere. E neppure Dio, nella concezione del poeta, è in grado di rimediare al male compiuto dall'uomo».

Anna Anselmi

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio