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Domenica 11 Novembre 2012 - Libertà

«Dico Leopardi per dire me stesso»

Parla Lavia che domani sarà al Municipale con un recital benefico

piacenza - Domani alle 21 al Teatro Municipale va in scena la serata in favore delle popolazioni terremotate dell'Emilia. Protagonista sarà il grande attore e regista Gabriele Lavia, mentre Umberto Orsini, per un impegno improvviso, non sarà con lui sul palco. Lavia dona corpo e voce ad alcune delle più suggestive e celebri liriche di Giacomo Leopardi, accompagnando il pubblico in un viaggio nella profondità dell'animo umano, un percorso di versi e pensieri capaci di suscitare in chi ascolta una personale riflessione sul senso della vita a partire da quello di Leopardi.
La serata Lavia dice Leopardi è uno degli appuntamenti del cartellone Una nuova stagione - Teatri e artisti, la cultura per le zone terremotate, iniziativa promossa dall'assessorato regionale alla cultura e da Emilia Romagna Teatro Fondazione, all'interno del progetto Scena Solidale, che intende offrire un contributo alla difficile rinascita dei Comuni duramente colpiti dagli eventi sismici dello scorso maggio. La tappa piacentina di Una nuova stagione è organizzata in collaborazione con Comune di Piacenza, Fondazione Teatri di Piacenza e Teatro Gioco Vita.
«Una nuova stagione - spiega Pietro Valenti, direttore Emilia Romagna Teatro Fondazione - coinvolge nel segno della solidarietà alcuni grandi protagonisti della scena italiana e i dodici teatri dell'Emilia Romagna. Hanno generosamente aderito alla proposta attori importanti del panorama teatrale come Fabrizio Gifuni, Anna Bonaiuto, Alessandro Gassmann e Lavia stesso, solo per citarne alcuni. A titolo gratuito, sono ospiti dei teatri emiliano- romagnoli dove presentano anteprime e letture, disegnando un ricco cartellone di appuntamenti che fino a febbraio si snoderà da Piacenza a Rimini. L'intero ricavato delle serate sarà destinato alle attività teatrali nelle zone colpite dal terremoto». I biglietti per domani costano 22 euro, 18 per gli abbonati, 6 euro per studenti e insegnanti.
Gabriele Lavia, dimostrando grande generosità verso il pubblico del Piccolo Teatro di Milano, l'altra sera nel capoluogo lombardo ha recitato i canti di Leopardi, in sostituzione del suo nuovo spettacolo - Tutto per bene di Pirandello - rimandato per l'indisposizione di un'attrice.
Lavia, che cosa ha scelto dalla produzione leopardiana per il recital che vedremo ora a Piacenza?
«Canti famosi, che il pubblico ha già nel cuore. Così li ricordiamo assieme. Sono soprattutto i più vecchi tra il pubblico che ricordano quei versi. Nella scuola ormai si è perso l'uso di imparare a memoria. Invece l'essere umano è memoria. Le abitudini sono memoria. Il mio nome è memoria. Riconoscere le cose è memoria. Ricordarsi di essere uomini è memoria. E invece ci stiamo dimenticando quell'uomo raccontato dalle scienze umane, così si chiamavano una volta».
Perché ha scelto Leopardi? E da quando lo tiene a memoria?
«Dai tempi della scuola. Io l'ho sempre amato, e diventando vecchio lo amo ancora di più».
Lavia dice Leopardi. Non recita Leopardi. Perché?
«Io non interpreto Leopardi, non sono Leopardi. Dicendo Leopardi, in realtà, dico me stesso. E' una bella compagnia per me Leopardi, come per Orsini è una bella compagnia Pascoli».
Purtroppo Orsini non sarà presente come previsto inizialmente accanto a lei sul palco.
«Non recitiamo assieme da tanti anni. Sarebbe stata una bella occasione, ma lui ha avuto un impegno improvviso e a malincuore ha dovuto rinunciare ad incontrare il pubblico piacentino».
Cosa significa mettere al servizio la sua arte, per la ricostruzione dell'Emilia?
«Ho un amico carissimo che vive a Mirandola. Mi ha raccontato la tragedia della loro cittadina, rasa al suolo. I suoi luoghi della memoria che non esistono più».
L'iniziativa serve per sostenere i teatri. Qualcuno potrebbe dire: prima vanno ricostruiti i capannoni. Cosa risponde un uomo di teatro come lei?
«Le cose e gli oggetti servono all'uomo. Ma l'uomo viene costruito da tutte quelle altre cose che non servono: la poesia, l'arte, la musica. L'Occidente ha spostato tutto: dal chi al cosa. E questa è la causa del declino dell'Occidente».

Donata Meneghelli

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