Venerdì 9 Novembre 2012 - Libertà
Dorsi: «Il Trovatore di Verdi popolare e rivoluzionario»
In Fondazione conferenza-concerto della Tampa sulla "trilogia"
piacenza - Romanzone, "feuilleton", "soap-opera", questi i termini per definire Il Trovatore, opera a tinte fosche di Verdi, racconto anche ingenuo, farcito di ogni colpo di scena: ci sono duelli, un suicidio, roghi e esecuzioni capitali. E' un condensato di drammi questa trama che nell'Ottocento ebbe grandissimo successo.
Il Trovatore è stato al centro dell'analisi del maestro Fabrizio Dorsi che per il ciclo Trilogia popolare, proposto in Fondazione dalla Tampa Lirica, ha approfondito la partitura verdiana sostenuto dal soprano Rossella Redoglia, dal mezzo soprano Annamaria Chiuri, dal tenore Alex Magri, e dal baritono Valentino Salvini; accompagnati al pianoforte dal maestro Elio Scaravella.
Il trovatore è un'opera statica in cui vi è molta narrazione; Verdi riesce ad arricchire il racconto con la potenza della musica.
«I protagonisti della Trilogia popolare sono tre figure particolari - ha spiegato Dorsi - Rigoletto è un buffone risentito, Traviata è una mantenuta che si riscatta per amore, Trovatore ha come protagonista Azucena, una zingara resa folle dalle vicende delle vita».
L'opera si apre con un racconto, senza ouverture. Le prime opere di Verdi hanno l'ouverture, Rigoletto e La Traviata hanno invece un preludio, e ne Il Trovatore Verdi elimina questa parte. L'evoluzione del linguaggio di Verdi è sorprendente tanto che la sua maniera di comporre cambia radicalmente lungo la sua lunga vita.
A Leonora-Redoglia è stato affidato l'altra sera il compito di farci addentrare nelle trame dell'opera: abbiamo ascoltato Tacea la notte placida, cavatina, aria di esordio, caratterizzata da una prima parte cantabile con canto spianato, su cui parte la "cabaletta", dove si mette in evidenza l'agilità vocale, infine un momento mosso per strappare l'applauso. Nella staticità del racconto vi è il momento del duello tra il Conte e Manrico in cui compaiono quattro note staccate in successione che connotano l'opera, intervengono a sottolineare alcune parole o situazioni e caratterizzano tutti i protagonisti tranne Leonora. Abbiamo quindi ascoltato il Terzetto Qual voce!... Ah, dalle tenebre con Leonora, Conte, Manrico al termine del primo atto.
Il secondo atto si apre nell'accampamento degli zingari con il mezzo soprano che, mentre gli zingari festeggiano, intona Stride la vampa: Azucena-Chiuri ha immerso il pubblico nel colore del dramma, così come quando ha cantato il suo spaventoso incubo e il suo tormento straziante. Dorsi ha quindi precisato come il teatro non è qualcosa di realistico, deve sottostare a convenzioni operistiche: «La trasfigurazione consentita dal canto rende credibili queste situazioni».
Apprezzato Salvini-Conte in Il balen del suo sorriso, così come Magri-Manrico nell'aria Ah, sì ben mio. In un susseguirsi di eventi si arriva al finale drammatico con due morti, con Azucena già folle per il dolore e lo stordimento del Conte dopo la rivelazione della zingara. In conclusione abbiamo quindi ascoltato tutto il finale da Madre non dormi cantata da Manrico e infine tutti i protagonisti in scena.
Lea Rossi