Mercoledì 7 Novembre 2012 - Libertà
Fortificazioni, storia che parte dagli etruschi
Presentato in Fondazione il volume di Giorgio Eremo "Dalla casatorre al castello"
piacenza - Il primo a scrivere delle fortificazioni del Piacentino fu padre Antonio Corna, autore di una pubblicazione dedicata a Castelli e rocche del Piacentino. Ma era il 1913. Più di 50 anni dopo Carmen Artocchini e Serafino Maggi realizzarono un volume sui Castelli del Piacentino: era il 1967 e di lì a qualche anno Artocchini avrebbe continuato la ricerca singolarmente. Da allora però un'analisi puntuale delle fortificazioni del nostro territorio non è più stata fatta: risulta dunque ancora più lodevole la pubblicazione che lo studioso Giorgio Eremo ha dedicato al tema dei fortilizi piacentini e che si intitola Dalla casatorre al castello. Le fortificazioni medioevali nel contesto storico, giuridico ed economico piacentino (Tipleco Editore). Il volume è stato presentato ieri all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano in un incontro, coordinato dal direttore di Libertà Gaetano Rizzuto, al quale hanno partecipato il rappresentante dell'associazione Dimore Storiche Italiane Carlo Emanuele Manfredi e quello dell'Associazione Palazzi Storici di Piacenza Marco Horak (che nel libro ha curato un intervento sulle fortificazioni dell'alta Valtrebbia) e il conte Orazio Zanardi Landi dell'Associazione Castelli del Ducato di Parma e Piacenza.
«Questo libro ricostruisce in modo approfondito la storia avvincente di questi insediamenti fortificati» ha spiegato Rizzuto. «E' un viaggio che parte da lontano, fin dalle prime presenze etrusche, testimoniate da un'analisi completa e puntuale e da oltre 200 fotografie molto belle».
«La mia esperienza con i castelli è nata nel borgo di Nibbiano: lì ho iniziato a fare ricerche» ha spiegato Eremo. «Il punto di partenza è stata la passione, l'interesse, ma soprattutto l'osservazione: è quello l'aspetto più importante. Poi ci vuole anche un po' di fortuna nel trovare le persone giuste a cui chiedere informazioni».
«Io ho ipotizzato un percorso che parte da Perino - ha spiegato invece Horak -, il primo borgo fortificato si chiama Pozzo, mentre proseguendo si incontrano i resti del castello di Macerato, una zona doganale di epoca napoleonica di Filippazzi e ancora si va su fino al castello di Faraneto, oggetto di una serie di studi curati da Pietro Chiappelloni».
«L'utilità di quest'opera è notevole dato che vi si fa una sorta di censimento delle case torri e delle fortificazioni» ha spiegato Manfredi che si è focalizzato sulla bibliografia relativa alle fortificazioni piacentine. «Vengono raccolte notizie attraverso delle indagini di prima mano».
«I castelli sono l'unico motore turistico della nostra terra - ha chiarito il conte Zanardi Landi - per questo motivo è triste vedere come alcune strutture, come il castello di Erbia, stiano andando in rovina: il valore del libro sta nel dare un grosso contributo alla conoscenza del nostro territorio».
Betty Paraboschi