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Venerdì 2 Novembre 2012 - Libertà

«Quella tragicomica Marcia su Roma»

La proiezione del film di Risi in Fondazione introdotta da Achilli, presidente Isrec

piacenza - Nel 1962, quarant'anni dopo la marcia su Roma, il regista Dino Risi aveva raccontato l'evento con i toni della farsa. Con la proiezione di quel film, La marcia su Roma, interpretato da Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, l'Isrec (Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea) ha suggellato, all'auditorium di Piacenza e Vigevano, le iniziative organizzate nel novantesimo anniversario della data che di fatto, con l'incarico assegnato dal re a Benito Mussolini di formare il nuovo governo, consegnava l'Italia, dopo un biennio segnato dalla violenza squadrista, alla dittatura, sancita tra il 1925 e il 1926 con il varo delle leggi "fascistissime". Il presidente dell'Isrec, Fabrizio Achilli, nell'introdurre la serata, ha ricordato come proprio negli anni Sessanta dei governi di centro-sinistra, seguiti alle dimissioni del governo Tambroni dopo le manifestazioni di Genova e di Reggio Emilia, la storiografia si fosse aperta allo studio del fascismo e della Resistenza. «Il film di Risi, sotto le vesti tragicomiche, ricostruisce in modo piuttosto attendibile nelle figure dei personaggi maggiori e minori il clima tra il primo dopoguerra e il 1922, mostrando sullo sfondo anche l'inerzia degli agrari e dello Stato» ha evidenziato Achilli. Un approccio, quello del regista, che non ha invece raccolto il plauso del saggista Piergiorgio Bellocchio: «Il cinema italiano ha espresso capolavori assoluti - da Roma città aperta a Ladri di biciclette, Umberto D. , Germania anno zero - di autori come Rossellini, Visconti, De Sica, Zavattini, Amidei, Flaiano, Pinelli, tutti nati nel primo decennio del secolo scorso. I registi della seconda decade, come Risi, restarono in parte un po' schiacciati dal confronto con i grandi, ossia De Sica, Rossellini e Visconti. Eppure non furono registi di serie B, ma di seconda fila, con in più la sfortuna di avere fratelli maggiori così dominanti». Si delineò dunque un panorama di produzione «caratterizzata da notevoli compromessi, superati quando le qualità del regista erano tali da non lasciarsi sopraffare dalle ragioni del mercato». Risi, classe 1917, girò «il suo primo film importante nel 1957, Poveri ma belli». Tra il 1959 e il ‘63 firmò Il vedovo, Una vita difficile, Il sorpasso, I mostri e La marcia su Roma, giudicato da Bellocchio il meno riuscito della cinquina. «Premetto di nutrire un certo pregiudizio moralistico: su certi temi c'è poco da ridere e la marcia su Roma è stato un evento luttuoso. Dino Risi compie una scelta conforme al suo modo di vedere e quasi capovolge la situazione, rendendo protagonisti due poveri diavoli ai quali non ne va bene una. Da fascisti, sono più le volte che le prendono che non che le danno. Solo a un certo punto si verifica una maturazione, davanti all'ultima violenza». Negli anni Sessanta, caratterizzati da «notevole libertà d'espressione», il regista dimostrava «le sue qualità nel criticare i vizi della società che aveva sotto gli occhi», da Straziami, ma di baci saziami a Profumo di donna e In nome del popolo italiano. Ne La marcia su Roma, Bellocchio ha individuato due momenti interessanti, per ragioni diverse: nel finale, la scena del dietrofront della colonna delle camicie nere davanti a uno sbarramento di militari («ristabilisce la verità storica che la marcia su Roma poteva essere fermata dall'esercito») e all'inizio, il controsciopero dei fascisti che sostituirono gli spazzini in sciopero («fu una delle carte vincenti del fascismo. Oltre a bastonare, facevano andare i treni, quando i ferrovieri protestavano. Conquistarono così i voti di tanti incerti»).

an. ans.

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