Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Lunedì 1 Ottobre 2012 - Libertà

La bellezza della vita da un campo nazista

Intenso reading di Irma Zanetti con il pianista Piacenza alla Fondazione

di VALENTINA PADERNI
Un percorso dei "sensi" sviluppato attorno ad una serie di immagini da cui dipartono voci, pensieri, note. L'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, venerdì pomeriggio si è riempito a poco a poco come tanti granelli di sabbia che occupano una clessidra. L'incontro, inserito nel programma del Festival del diritto, dedicato alla lettura di poesie composte nei campi di concentramento, ha toccato e coinvolto la sensibilità di tanti. Il tempo è trascorso velocemente, senza stancare, ma tenendo viva l'attenzione sulla capacità e la volontà di tante donne di resistere, di mantenere la propria dignità, di sopravvivere pur essendo trattate come carne da macellare. In che modo? Lavandosi, pettinandosi, smacchiandosi i vestiti, allenando la mente e il cervello, disegnando, scrivendo, sollecitando i ricordi, organizzando corsi di geografia e storia, cantando: momenti di condivisione per allontanare la paura, lo sconforto e il pensiero di una morte quasi certa. Milena Tibaldi, presidente del Centro culturale italo-tedesco di Piacenza, ha così introdotto un «percorso tra serietà e speranza, guidato all'interno di un corridoio da cui si aprono diverse porte le cui chiavi sono le voci delle internate di Theresienstadt, Buchenwald, Auschwitz e Ravensbrück che hanno disobbedito e resistito, e le note musicali che le detenute richiamavano dal cuore e riproducevano ad orecchio».
La voce calda e narrante della scrittrice Irma Zanetti, che riesce ad indossare perfettamente quella «divisa a righe blu o quel vestito nero di stracci» riportando in vita quelle donne «in piedi per 36 ore durante l'appello all'arrivo nel campo, ibernate dalla paura, senza alcuna emozione» che si domandano «chi potrà mai avere fede nella vita dopo tutto questo? », è accompagnata dalle suggestive musiche al pianoforte eseguite da Gianluca Piacenza. Gli scritti delle detenute, private di ogni diritto, diventano talvolta una provocazione: «Lo sapevate voi che sapete, che la fame fa brillare gli occhi e la sete li appanna, un'ora sembra un anno e un minuto una vita, i nervi sono più forti delle ossa e il cuore è più duro dell'acciaio, la sofferenza non ha limite e l'orrore non ha fine». Là, in un luogo dove «nessuna parola può aiutarmi e da sola dovrò andare incontro alla morte», non ci si arrende, si continua a sperare e ad aggrapparsi alla fede recitando anche un Padre Nostro rivisitato: «E quando qualcuno cade sotto il fardello della croce non indurci in tentazione e lascia che noi si possa tornare a casa». Nostalgia e inquietudine si celano negli animi delle deportate eppure, in uno scenario di "natura immobile" dove «bisogna chiudere la porta ai sogni per poter attraversare la notte buia senza fine» non viene mai a mancare il desiderio della vita: «E se anche le gambe ti cedono lungo la strada, vedrai che è bello vivere».

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio