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Domenica 30 Settembre 2012 - Libertà

Zavoli: «Emilia Romagna prima regione
ad aiutare chi è stato vittima di un reato». Il giornalista sugli scopi della Fondazione di cui fa parte: «Donne le più colpite»

La violenza e la condivisione: temi cardine all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano

Leggermente indisposto a causa dei primi freddi, ma lucidamente presente alla causa delle vittime di reati, ieri Sergio Zavoli all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano ha tenuto un vibrante intervento contro la violenza e in nome della coesione sociale. Zavoli è fra i numi tutelari, nonché presidente in carica, di uno strumento unico in Italia, la Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati, di cui fa parte la piacentina Elisa Cavazzuti nel comitato dei garanti. Voluta anche dal presidente Vasco Errani, la Fondazione supplisce ad una latitanza del nostro Paese al riguardo e mentre già dal 1983 nell'intera Unione Europea si prevede il risarcimento di vittime di reato, l'Italia non ha ratificato questo orientamento.
Alla nostra città il giornalista, già presidente della Rai, è legato anche perché qui intervistò suor Maria Teresa dell'Eucarestia, monaca di clausura, donna «franca, fragile e forte al tempo stesso» con un documentario che fece il giro del mondo. E ha voluto ancora una volta ricordarlo.
Nell'intervento pensato per il Festival del diritto, Zavoli si è tenuto stretto ai dati di una emergenza silenziosa e impressionante, da cui risulta che le vittime di reati sono per il 70 per cento donne, ma le violenze denunciate non vanno oltre il 35 per cento. La televisione non aiuta a cambiare rotta, proponendo stereotipi femminili: «nel 46 per cento dei servizi le donne sono collegate a sesso o moda, solo nel 2 per cento a temi sociali». «Le donne in Tv non parlano e non esprimono opinioni di alcun genere, sono sotto-rappresentate, dominano invece lo spettacolo del dolore, il "dolorismo", la moda, il gossip, ma là dove le donne esprimono i loro diritti e le loro opinioni rivelano una sorprendente capacità di introspezione».
Nel chiuso delle case invece le donne vivono spesso situazioni violente, fisiche o sessuali, ma ancora poche reputano queste violenze domestiche, spesso subite dal partner, come «reati» e basti pensare che il 91 per cento degli stupri non vengono denunciati. «L'uomo è ancora il padrone del vapore, ma andrebbe rieducato come un bambino» commenta Zavoli e cita infine il «femminicidio» che nel 2010 è costato la vita a 127 donne, per mano in gran parte (66 per cento dei casi) di uccisori italiani.
L'uomo è ciò che pensa e soprattutto ciò che fa, conclude il decano dei giornalisti italiani, con un invito ad alzare il livello di sensibilità verso la coesione sociale.
L'incontro è stato introdotto dalla giornalista Valentina Avon.

Pat. Sof.

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