Lunedì 1 Ottobre 2012 - Libertà
Al Dipartimento di salute mentale di Piacenza, sette nuove domande d'aiuto ogni mese
"Malati di gioco" tra business e cura. Avanzi: sta allo Stato promulgare norme chiare contro il rischio dipendenze
"Malati di gioco". Una forma di dipendenza che cresce sempre di più.
Anche a Piacenza, dove i dati parlano di 7 nuove domande d'aiuto raccolte ogni mese dai servizi dell'Ausl. Tante quante quelle relative ai nuovi casi di acoolismo. A darne notizia è stato il Maurizio Avanzi, responsabile del programma "Gioco d'azzardo patologico" del Dipartimento di salute mentale, intervenuto ieri all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. «Quella che noi conosciamo è comunque solo una piccola parte di questa realtà, la punta di un iceberg». Un iceberg costituito da tante vite in cui prima si è iniziato a giocare perchè lo si riteneva piacevole, poi si è continuato a farlo sempre più, finché il disastro si è fatto evidente e si è deciso di chiedere aiuto. È a questo punto che si colloca l'intervento dei servizi sociosanitari e il ruolo rilevante di professionalità che «rappresentano la chance concreta perchè i diritti di cittadinanza sociale riconosciuti dalla Costituzione siano resi effettivamente accessibili», ha aggiunto Maurizio Fiasco, sociologo e consulente della Consulta nazionale antiusura. Un ruolo importante, quello delle professioni d'aiuto, che si colloca però in un contesto «di squalifica crescente della loro funzione pubblica - ha proseguito -. Ciò a causa del crollo della capacità critica di un intero popolo, della regressione delle abilità espressive e di partecipazione attiva delle masse alla vita pubblica». Alla base di questi fenomeni, le conseguenze negative dell'imposizione di modelli di vita e consumo standardizzati e il netto disimpegno delle classi colte che determinano il «venir meno dell'essere interpellati contro i vizi dell'agire dei singoli e della politica», ha concluso Fiasco.
«Ognuno svolge o dovrebbe svolgere la sua funzione», ha aggiunto Avanzi. L'industria del gioco (120 mila operatori) mira a fare business; gli operatori sanitari cercano innanzitutto di impegnarsi sul fronte della prevenzione, mentre lo Stato dovrebbe garantire la tutela dei cittadini e promulgare norme chiare con limiti precisi contro il rischio delle dipendenze. «Ma proprio questa funzione in Italia non viene assolta -, ha sottolineato il medico ricordando come siano in tutto 350 mila le slot machine nel nostro Paese. «È come se venissero costruite autostrade senza pensare ad un efficace sistema di soccorso». «Molte persone con problemi di dipendenza da gioco non si presentano ai servizi sanitari perchè si vergognano». Ma non c'è nulla da vergognarsi in una richiesta d'aiuto. Anzi, è il favore più grande che ciascuno può fare a se stesso.
Filippo Zangrandi