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Giovedì 13 Settembre 2012 - Libertà

«Piacenza impari da Milano ma resti emiliana»

Il suo sogno è quello di veder investire lo stesso "dinamismo" milanese a Piacenza. Di poter attirare, anziché esportare, forze umane e professionali. La calamita sarebbe quella della formazione, e il Politecnico di Piacenza, "gioiellino" della sede principale di Milano, in questo senso, se ne fa promotore. È Renzo Marchesi, direttore Fondazione Polipiacenza, orgogliosamente piacentino («Le origini della mia famiglia sono a Levratti di Mezzano Scotti, fin dal 1600»), a chiedere che Piacenza impari quanto possibile dal capoluogo lombardo, ma per restare emiliana, per crescere nelle sue peculiarità.
Il Politecnico di Piacenza ha una storia recente, ma è stato fortemente voluto dalla "squadra Piacenza". Nasce nel 1997, sostenuto, tra i tanti, dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, dalla Camera di commercio, da Confindustria, Comune, Provincia, Regione, Banca di Piacenza.
«Sì, il polo territoriale di Piacenza è nato e cresciuto anche grazie alla comunità locale. L'allora presidente della Provincia, Maurizio Migliavacca, si era interessato del nostro insediamento. Dopodiché ci sono anni di totale oscurità, almeno fino alle ultime due amministrazioni. Il decreto? Mi stupisce non si parli di "soppressione", anziché di riordino territoriale. Ho vissuto in Lombardia, e, chiaramente, posso dire che la realtà lombarda è dinamica, ne ammiro la capacità di risolvere i problemi: vorremmo, tuttavia, poter contare, a Piacenza, sulla stessa collaborazione del territorio e del mondo delle imprese milanesi».
Sono numerosi i progetti elaborati a quattro mani da Provincia di Piacenza e Politecnico. Dalla valorizzazione del territorio - non ultimo, un progetto di riqualificazione dell'alta Valtrebbia, ad esempio, con studenti stranieri - alla questione della mobilità (il famoso treno di qualità tra Milano e Piacenza, che ancora manca), alla logistica, "perla" piacentina, o a Expo 2015. Ora, di tutto questo, senza Province, cosa resterà?
«Mi interesserebbe sapere che tipo di riorganizzazione viene avanti. Per il resto, comunque, ritengo che siano le capacità degli uomini a fare la differenza. Posso dire che mio papà tifava Bologna. E io mi sono sempre sentito emiliano. Penso che le caratteristiche di Piacenza siano emiliane, anche se è un territorio di confine. Di fatto, una cosa è certa: tutto il territorio dovrà essere governato, le "ridondanze" devono essere rimosse, così come le sovrapposizioni e gli sprechi. Ma che un taglio di una Provincia storica fosse opportuno, non lo posso ovviamente affermare, a fronte di un gran numero di Province nate di recente, per accontentare un politico di turno. Il Politecnico, se sarà ritenuto opportuno, potrà senza dubbio essere luogo di aggregazione e coordinamento di un progetto. Insieme anche all'Università Cattolica. Le nostre realtà non sono concorrenziali ma ci integriamo l'un con l'altra».

malac.

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