Lunedì 17 Settembre 2012 - Libertà
«Dedico l'Angil dal Dom alla mia piacentinità»
Il premio 2012 a Stefano Bertuzzi, manager di Obama
piacenza - «E' cominciato tutto a due passi da qui, al liceo Gioia dove ebbi la fortuna di incontrare la professoressa Giuseppina Silva (scomparsa ndr), che "inoculava" negli studenti la passione per le scienze, alla quale era difficile essere "immuni"». Stefano Bertuzzi 46 anni, padre e marito felice, con un pedigree professionale di alto livello, parla dal sagrato del Duomo di Piacenza con enfasi e ringrazia del premio appena ricevuto: l'Angil dal Dom" assegnato allo studioso, ora con funzioni da manager della ricerca sulle patologie neurologiche e mentali nell'amministrazione del presidente USA, Obama. Si è fatto strada nel mondo ma non dimentica le origini e chi gli ha dato la vita «dedico il premio a mia mamma, al mio papà che ci guarda dal cielo», la voce si incrina per un attimo per riprendersi quando volge lo sguardo verso i figlioletti Davide, 7 anni e Celeste, 3, la moglie Elena Bisagni di Cortemaggiore. «Un'ala dell'Angil dal Dom è certamente sua», cita le zie Nella, Iris e Bianca, i parenti della numerosa famiglia Bisagni, (la moglie è nipote di Alma fondatrice del centro missionario Fatima di Ongata, in Kenya, con don Domenico Pozzi e Anna Bonadelli). La folta cornice degli amici presenti comprende l'ex preside del classico Alberto Gromi e «i compagni dell'Azione cattolica ragazzi tra i quali sono cresciuto», vorrebbe abbracciarli tutti dalla contentezza.
«La sua esperienza ci allarga i confini, pensando al dibattito in corso a Piacenza» interviene alludendo alla Provincia il sindaco Paolo Dosi, amico di lunga data. Aggiunge l'assessore provinciale Andrea Paparo: «ci dà la spinta a guardare avanti, il premio a lui è un esempio della nostra buona formazione».
Bertuzzi accende l'interesse fra gli ascoltatori, attira applausi quando spiega come intende il futuro. Ha appena ricevuto la statuetta dorata dalle mani del presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Giacomo Marazzi: «E' simpatico, è bravo, è un ricercatore, un manager, mantiene le amicizie nonostante viva in un altro continente, ha tutte le qualità per avere successo», esordisce il presidente sottolineando come «il premio è davvero meritato, sono convinto che parleremo ancora di lui», conclude prevedendo per Bertuzzi una carriera brillante, oltre il presente.
I suoi bambini fanno la spola tra la mamma, la nonna Maria Pia Lodigiani e il papà che parla con il microfono in mano di fronte a tanta gente, lui li accarezza, li tranquillizza e li presenta a tutti, sono i suoi gioielli di cui va fiero. Il premio, dice, «mi fa piacere e mi fa sentire tanto umile davanti alle figure che l'hanno ricevuto prima di me, penso al cardinale Tonini, al giornalista Cavallari». Parla di scienza, di ricerca sulle malattie neurologiche e mentali «sono la sfida del futuro», ne riferiamo a lato e in prima pagina.
Un emigrante del nostro tempo, con la laurea in tasca?, gli chiediamo. Sorride, riflette, ritiene la risposta più complessa di un semplice no o sì. «Ero partito per sei mesi, non con quella logica, sono rientrato in Italia, poi di nuovo negli Usa, forse sono diventato un emigrante. Oggi però non mi considero tale, mia moglie ed io viviamo e lavoriamo a Washington, siamo inseriti nella comunità locale, i miei figli sono nati lì e perciò americani, noi lo diventeremo presto, è il nostro grazie a questo grande Paese». Consiglia ai giovani di: «uscire dal percorso ingessato, scuola-università-lavoro, devono guardare altrove, pensare a cose diverse e per la ricerca è sicuramente meglio l'estero». Difende i lavoratori del "pubblico", «Sono uno di loro». Bertuzzi gestisce un fondo di oltre un miliardo di dollari l'anno. Ha lasciato la ricerca per diventare responsabile delle politiche sulle malattie mentali: «E presto lascerò anche l'amministrazione, dal primo ottobre lavorerò per un'organizzazione no-profit». Alla faccia del posto fisso: «Negli USA non esiste questo concetto», precisa divertito. A Bertuzzi anche i complimenti del professor Domenico Ferrari Cesena, informatico alla prestigiosa università di Berkeley, in California, e poi rientrato a Piacenza all'Università Cattolica, secondo Angil dal Dom nel 1993: un momento di nostalgia e di condivisione di un'esperienza.
Maria Vittoria Gazzola