Martedì 18 Settembre 2012 - Libertà
Sia la Fondazione a valorizzare l'identità
PER PROMUOVERE IL TERRITORIO, LA NOSTRA CULTURA, LA TRADIZIONE
di MARCO ELEFANTI
Il tema della sorte dell'Amministrazione Provinciale di Piacenza non può prescindere dalle ragioni che sono state alla base del provvedimento che ha portato alla loro parziale soppressione.
Alla base dei livelli ampiamente insostenibili di tassazione cui siamo sottoposti come cittadini c'è un livello ipertrofico di spesa pubblica generato e alimentato in modo pressochè costante negli ultimi 50 anni (con alcune discontinuità nel processo di incremento che assumono rilievo e significato marginale per la loro consistenza) con responsabilità politiche evidenti di chi per anni non ha mai seriamente invertito la tendenza.
Se gli ambiti del sistema pubblico su cui è indispensabile intervenire per consistenza e possibile impatto riducendo e ridimensionando strutture e modalità di intervento sono sicuramente quello Centrale e quello Regionale il livello su cui è possibile procedere con un vero e proprio intervento di superamento è quello provinciale.
Nella fase attuale un intervento deciso e netto volto a ridisegnare i confini della pubblica amministrazione era ed è indispensabile.
Tale valutazioni prescinde da ogni giudizio contingente sull'operato di questa e di quella amministrazione provinciale. Parte dal presupposto che, essendo irrinunciabile un segnale serio e deciso - sterili infatti in proposito sono valutazioni e giudizi che sostengono che il taglio delle province non risulterebbe decisivo per la riduzione della spesa pubblica - un segnale serio di inversione di tendenza è determinante. Il punto è che il ridimensionamento della ipertrofica struttura del sistema pubblico è indispensabile e partire dalla piena rimozione del livello provinciale: tale decisione era ed è il primo decisivo tassello di un processo che richiede continuità e sistematicità. Alla base della valutazione descritta ci sono gli evidenti spazi di azione per la ripartizione di funzioni e ruoli oggi in capo alla Provincia tra Regioni e Comuni (a maggior ragione questo vale nelle numerose Regioni italiane nelle quali la distinzione/differenza tra ambiti territoriali regionale e provinciali non è significativa: Liguria, Friuli, Trentino, Marche, Umbria, Molise, Abruzzo, Basilicata).
In sostanza la ripartizione delle fondamentali prerogative funzionali assegnate alle province (pianificazione territoriale, formazione professionale e lavoro, viabilità provinciale, manutenzione rete scolastica superiore) a Comuni e Regioni potrebbe essere realizzata senza generare significativi effetti negativi sulla qualità della risposta ai bisogni dei cittadini. Se il processo di superamento delle Province fosse stato avviato e quindi realizzato con coerenza e sistematicità questo avrebbe prodotto, non certo nel brevissimo periodo ma sicuramente nel medio lungo, il recupero di significativi livelli di efficienza del sistema nel suo complesso.
Partendo da questi presupposti non sono molto preso dal confronto apertosi circa i processi di accorpamento/ridefinizione dei confini provinciali. Il fatto che si possa parlare di una Regione come l'Emilia Romagna (che per quanto sostenuto in precedenza è la sola con Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna a giustificare e a legittimare il dibattito circa la necessità di mantenere gli ambiti provinciali) con 2 sole Province (una fino a Modena + una che comprenderebbe la Romagna) conferma la tesi annunciata in precedenza secondo la quale i confini territoriali, grazie all'accorpamento, si avvicinano a tal punto a quelli regionali da mettere in evidente discussione la legittimazione del livello provinciale di intervento pubblico.
Tali valutazioni sono ulteriormente suffragate dai recenti progressivi tagli delle risorse finanziarie trasferite dal sistema pubblico alle province (impensabile altrimenti pensare di affidare significative e consistenti capacità impositive anche a questo livello di governo sempre più schiacciati come siamo, noi cittadini, tra fiscalità locale e tasse previste dai livelli di governo statale) che rendono difficile qualunque auspicio di un ruolo della Provincia quale motore e sostenitore dello sviluppo locale. Alla luce delle valutazioni precedenti, ritenendo e auspicando saranno sempre più marginali e residuali le prerogative e le funzioni che saranno svolte in futuro dalle Province rispetto a quelle di Regione e Comune, trovo cruciale pensare a soluzioni che, in vista del superamento della Provincia di Piacenza, posso prevedere l'individuazione di soggetti alternativi in grado di promuovere l'identità del territorio impegnandosi nella valorizzazione della nostra cultura e tradizione specifica.
Tale ruolo di soggetto chiamato a valorizzare e perpetuare la cultura e l'identità del territorio della Ns. Provincia, in assenza dell'Amministrazione Provinciale, potrebbe essere la Nostra Fondazione bancaria che anche ieri in occasione della consegna del tradizionale premio dell''angil del Dom' ha confermato la propria vocazione di soggetto impegnato nella salvaguardia delle tradizioni artistiche e culturali, nella individuazione di persone e figure che ci consentano di mantenere le nostre radici nella costante ricerca di aperture al resto del mondo e ai suoi elementi di innovazione (vedi premio attribuito al ricercatore Stefano Bertuzzi impegnato da anni in progetti di ricerca avanzata negli Stati Uniti). Anche alla luce dell' imminente percorso di nomina dei nuovi vertici potrebbe essere interessante, a questo proposito, sviluppare un confronto e una riflessione approfondita. Entrando nel merito degli accorpamenti che interesseranno la nostra Provincia mi sembra di maggior continuità e, come tale in grado di offrire soluzioni più efficaci nel breve periodo anche sul piano amministrativo, una soluzione volta a prevedere che la collocazione di Piacenza in Emilia Romagna.
Tale soluzione potrebbe prevedere un assetto che, superando e stemperando il dualismo con Parma, consenta grazie ad una apertura dei confini anche a Reggio ed eventualmente a Modena, di favorire una maggiore apertura del nostro territorio ad economie e culture solide e dinamiche.
marco.elefanti@unicatt.it