Giovedì 20 Settembre 2012 - Libertà
«Così rinfreschiamo il gypsy jazz»
Il Manomanouche Quintet stasera nel cortile di Palazzo Rota Pisaroni
Il Manomanouche Quintet che stasera sarà impegnato nel cortile di Palazzo Rota Pisaroni in un ...
piacenza - Le irresistibili note del Gypsy Jazz del Manomanouche Quintet esploderanno stasera alle 21.15 nel cortile di Palazzo Rota Pisaroni, sede della Fondazione di Piacenza e Vigevano (oppure, in caso di maltempo, nell'auditorium della stessa Fondazione) per il cartellone dedicato alla musica Etnica/Jazz del Valtidone Festival diretto artisticamente da Livio Bollani. Il quintetto effettua questa tappa straordinaria pur essendo impegnato proprio in questo periodo in una lunga tournée insieme a Paolo Conte.
Nel panorama chitarristico europeo esiste una tradizione strumentale che ha radici nella cultura dei nomadi Manouches, resa nota dal mitico chitarrista Django Reinhardt (1910-1953). Ispirato alla sua musica, il cosiddetto Gypsy Jazz o Swing Manouche si sviluppa ulteriormente negli anni Sessanta, stavolta attorno alla figura del violinista Schnuckenack Reinhardt (1921-2006). I Manouche ne impararono il repertorio e acquisirono padronanza assoluta degli strumenti che suonavano: chitarra da accompagnamento e contrabbasso per assicurare un'imperturbabile sezione ritmica, chitarra solista e talvolta un quarto o un quinto strumento virtuoso. In questo solco si inserisce il progetto "Manomanouche": «Siamo nati nel 2001 - ricorda il chitarrista Luca Enipeo, membro del gruppo insieme al fisarmonicista Massimo Pitzianti, al clarinettista Luca Velotti, al contrabbassista Jino Touche ed al chitarrista Nunzio Barbieri - con l'obiettivo di diffondere ad un pubblico sempre più vasto la tradizione musicale dei Manouches».
La vostra musica, particolarmente attenta a queste radici culturali, contiene però uno stile unico e attuale.
«Sì perché in effetti siamo un gruppo un po' atipico tra quelli che affrontano lo stesso genere. Attingiamo a questo stile musicale, che è poi quello che ci ha unito, ma apportiamo alla tradizione le nostre rielaborazioni personali».
Quale programma musicale proporrete, dunque?
«Suoneremo diversi brani del chitarrista Django Reinhardt e alcuni nostri brani originali».
Come nascono i vostri arrangiamenti? Lavorate in maniera corale?
«Ci confrontiamo reciprocamente, certo, per quanto riguarda le nostre elaborazioni. E' il risultato di un percorso che abbiamo maturato insieme, da quando abbiamo formato il gruppo ad oggi, e affrontare questo tipo di tecnica è un lavoro che ci viene spontaneamente, non è forzato. Non a caso, nei nostri concerti si fa sempre largo anche uno spazio all'improvvisazione, che è poi un altro ingrediente fondamentale nella musica jazz, in generale. Lo faremo anche a Piacenza, naturalmente».
Oltre ad essere costantemente in tournée, attualmente con Paolo Conte, avete in progetto un nuovo album o altri progetti?
«Dopo il live Manomanouche & Voice del 2010, prodotto da Egea Records - gli album precedenti sono Manomanouche Quintet (Onyx, 2004), Manomanouche Quartet (Egea, 2006) e Manomanouche & Trio Debussy (Egea, 2008) - adesso stiamo mettendo le basi a un nostro nuovo disco. Nel frattempo, continuiamo la tournée con Paolo Conte, musicista con cui abbiamo tante affinità, e poi avremo tantissime altre date dal vivo. Insomma, quello che abbiamo di fronte è un periodo che ci vedrà praticamente sempre in viaggio».
Del resto, quello del Manomanouche Quintet è un "nomadismo musicale" che non si compone di soli sguardi al passato ma di un'ampia e continua osservazione del mondo, di quell'opportunità propria del linguaggio musicale gitano: portare in giro per il mondo il proprio messaggio, che risuona di note "antiche" e di libertà ritrovata, e arricchirlo di esperienze, luoghi e incontri del presente. Per ascoltare il brillante risultato sonoro, non resta che correre al concerto dei Manomanouche, altro "fiore all'occhiello" del Valtidone Festival.
Eleonora Bagarotti