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Venerdì 21 Settembre 2012 - Libertà

Dai proventi dei suoi scritti un milione di fucili per Garibaldi

Per l'Italia unita

(a. a) Padre Francesco Saverio Brunani (1821-1886) trascorse l'infanzia nella natia Fiorenzuola, ma fu a Piacenza, nel Collegio di San Pietro dei gesuiti, che ricevette la sua formazione, frequentandone le scuole dal 1827 al 1837. Rispondendo alla vocazione, scelse quindi di entrare nel convento dei cappuccini di Novellara (in provincia di Reggio Emilia), sede del noviziato per la Provincia religiosa dell'Emilia. Vestito il saio nel 1841, padre Francesco Saverio quattro anni dopo venne ordinario sacerdote a Reggio Emilia, mettendosi presto in luce per le doti oratorie che lo resero un predicatore ricercato per l'eloquio molto brillante. Le qualità intellettuali del frate fiorenzuolano suggerirono al suo superiore di invitarlo a concorrere per la cattedra di filosofia, che vinse per le materie di fisica e matematica diventando docente nello studentato di Piacenza. Padre Raffaele Russo sottolinea come nella nostra città la presenza dei cappuccini, in una relazione di scambio reciproco con il Collegio Alberoni, fu caratterizzata da una notevole vivacità culturale. Dall'intera regione i giovani frati venivano nel convento sullo stradone Farnese per proseguire gli studi nel corso filosofico-fisico, il quale nel 1853 aveva una durata quadriennale, suddiviso in due bienni, rispettivamente di logica e metafisica e di matematica e fisica. Attivo fino alla soppressione decretata dallo Stato italiano nel 1866, lo studentato piacentino, che annoverò tra i suoi professori più illustri i padri Costantino da Piacenza e Cipriano da Piacenza, fu riaperto nel 1875, dopo che il convento venne riscattato dai cappuccini nel 1872. Simpatizzante della causa liberale, nel 1853 padre Brunani tenne una predica nella chiesa di Santa Margherita (oggi auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via Sant'Eufemia). Le parole del frate, che accennava ai problemi della patria, non passarono inosservate, tanto che il governo del duca Carlo III emanò nei confronti del religioso, del suo superiore, del vicario e del lettore (ossia l'insegnante di filosofia dello studentato cappuccino) un provvedimento di espulsione dagli Stati parmensi. Padre Saverio venne così trasferito a Reggio Emilia, da dove raggiunse nel 1859 Lugagnano per tenervi l'orazione funebre per i caduti di Solferino e San Martino che suscitò un forte scalpore. In accordo con padre Brunani fu deciso che i proventi della vendita della pubblicazione, stampata a Piacenza nel 1859 e a Reggio Emilia nel 1860, venissero destinati a comprare un milione di fucili per Giuseppe Garibaldi.

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