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Lunedì 30 Luglio 2012 - Libertà

Il virtuosismo a braccetto con classe e divertimento

A Gragnano il concerto del Color Swing Trio "featuring" Elio: un piacere irresistibile per le orecchie e un toccasana per lo spirito

GRAGNANO - Non è facile isolare il motivo primo per cui definire il concerto del Color Swing Trio "featuring" Elio uno spettacolo eccezionale. Due ore di assoluto spasso e sollazzo. Un piacere irresistibile per le orecchie e un toccasana per lo spirito.
Eccezionali sono i musicisti - il Trio in primis - e la qualità artistica e musicale di ciò che impastano sul palcoscenico. Sono assi. Il virtuosismo va a braccetto con classe, gusto e comunicatività. Sono artisti di pregio in grado di confezionare un messaggio sonoro di grande statura e un prodotto impeccabile.
I territori in cui si muove il Trio sono quelli del grande swing degli anni '30. Roba colorata, pepata. In assoluto, tra quanto di più dilettevole sia stato composto nell'era moderna. E se a rifare e ricreare gli swing di Benny Goodman sono deliziosi contaminatori, artisti eclettici, pieni di cuore e spinti da un battito creativo "fusion" e da una fervida poliedricità stilistica, il gioco è fatto. Si finisce per rimanere conquistati già alla quarta battuta.
I nostri, elegantissimi, sono anche degli show-man. Non nascondono le loro abilità di intrattenitori, ma fanno del brillantissimo concerto un vero e proprio cabaret autoironico e frizzante, in fatale equilibrio tra serio, faceto e non sense. La gente ride e gode dell'alternanza tra ottima musica magnificamente interpretata e siparietti gustosi.
Uno spettacolo dal suono semplicemente bellissimo e dal ritmo sostenuto, senza cadute, un evento speciale che il Valtidone Festival ha portato a Gragnano, per sommo appagamento multisensoriale del pubblico piacentino, in uno scenario suggestivo e lussureggiante come il parco di Villa Marchesi. Gremito, divertito e generoso di calorosissimi e meritati applausi anche a scena aperta. Un plauso va alla disponibilità della famiglia e va riconosciuto un altro "centro" al direttore artistico del festival, Livio Bollani, ma anche al sindaco Andrea Barocelli, al presidente della Fondazione Valtidone Musica Gianpaolo Fornasari, e a chi sostiene la benemerita rassegna itinerante di concerti, che sta festeggiando il suo quindicesimo compleanno con un cartellone coi fiocchi.
La cornice del concerto è uno spassoso teatrino, dicevamo. Il Trio si presenta come un gruppetto di neofiti relegato nelle cantine dell'hinterland milanese. Il batterista Christian Meyer e il pianista Paolo Alderighi tirano le fila dei siparietti. Emozionati al loro primo concerto sono grati a Bollani per averli tirati su «fino a raggiungere il giusto livello di swing». Eccome se l'hanno trovato. Mentre il clarinettista Alfredo Ferrario si lascia stiracchiare con stile dai due, l'altro binario comico è Elio. Il trovatello. L'unico fan del Trio. Che, guarda un po', sa il repertorio a menadito e stava con l'auto in panne al casello. Come premiarlo, se non concedendogli la possibilità di star sul palco con i suoi idoli? Poi salta fuori che è pure bravo, canta bene e suona il flauto con grande garbo. Sa usarlo anche per cacciare mosconi e zanzare, che gli si poggiano sullo spartito e si lasciano suonare fingendosi note.
Replicare tutte le gag sarebbe poco efficace. Tra le mille, una: la lezione di improvvisazione, succulenta. E tratteggiare in dettaglio i confini sonori, ritmici, armonici e melodici esplorati dal trio che si fa quartetto è difficile. Bisogna pensare ad un'infinita varietà di stimoli. Ad un "timing", un "interplay" e ad una spinta ritmica fuori norma. Strabiliante l'accoppiata piano-batteria. Favolosa la musicalità di Ferrario. Bisogna pensare ad una spettacolare successione di travolgente dinamismo di momenti di insieme, duetti, rincorse, unisoni, marachelle di note, rumorismi, peripezie timbriche, favolose improvvisazioni e assoli da pelle d'oca. In scaletta si passa dai cavalli di battaglia di Goodman (come la "sigla" Don't be that way, The sheick of Araby e la celeberrima Sing sing sing) a Parlami d'amore Mariù, da standard cantabili come All of me e Memories of you al Kurt Weil dall'Opera da tre soldi di Brecht con le parole del Mackie Messer di Nicola Arigliano, fino alla citazione della Tosca in apertura della "scopiazzata" Avalon di Al Jolson e alla morbidissima ballad della buonanotte, il bis a sorpresa What a wonderful world.
Un repertorio sgambettante, piacevole. Pietre miliari di alta qualità interpretate con irresistibile originalità. Un divertissement di alto livello per campioni della musica. Che alla fine, si inchinano. E noi facciamo altrettanto.

Paolo Schiavi

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