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Giovedì 5 Luglio 2012 - Libertà

Delorko: «Gershwin è lo Chopin americano»

Il grande pianista tedesco stasera a Pianello con Lara Luppi nel concerto che il Valtidone Festival dedica al compositore

di ALFREDO TENNI
Settantacinque anni fa, proprio in questi giorni (l'11 luglio 1937), moriva a 39 anni non ancora compiuti, stroncato da un tumore al cervello, George Gershwin, il musicista newyorkese (figlio di ebrei ucraini che avevano cambiato in Gershwin il cognome Gershowitz) affascinato in pari misura dalla musica d'avanguardia europea e dal "jazz", che, oltre a un celeberrimo "hit" da sale di concerto come Rhapsody in Blue, a un capolavoro orchestrale come An American in Paris e all'opera lirica Porgy and Bess (di cui tutti conoscono almeno Summertime), fece in tempo a scrivere anche, e soprattutto, molte delle più belle canzoni mai scritte su questa Terra.
La Fondazione Valtidone Musica e l'associazione Tetracordo, organizzatori del Valtidone Festival, lo onorano, nel 75° anniversario della morte, con un grande concerto che si terrà stasera alle 21.15 a Pianello in piazza Madonna (in caso di pioggia nel salone parrocchiale). Un concerto che avrà, appropriatamente, una doppia anima: classica e jazz. L'una e l'altra rappresentate da musicisti straordinari: l'anima classica sarà incarnata dal grande pianista tedesco Ratko Delorko; quella jazz dalla cantante modenese Lara Luppi, alla testa del suo Lara Luppi Quartet.
Va detto che la definizione di "musicista classico", nonostante una carriera che lo ha visto esibirsi nelle più importanti sale da concerto del mondo, va stretta a Ratko Delorko. Musicista di versatilità portentosa (nel suo spettacolo più celebre, Storia del pianoforte, eseguiva un programma che spaziava dal Barocco ai giorni nostri suonando ventidue strumenti di epoche differenti), il maestro Delorko è innamorato del jazz e pure del rock (è un fan di Jerry Lee Lewis!).
Maestro Delorko, lei ha inciso l'opera completa di Gershwin per pianoforte, il che contribuisce a renderla l'interprete ideale di un tributo a questo compositore. Ma che cosa, in particolare, proporrà al pubblico del suo concerto?
«A Pianello eseguirò i Preludi per pianoforte, scritti da Gershwin nel 1926, un estratto da Porgy and Bess e una parte del George Gershwin Songbook, con trascrizioni pianistiche di alcune delle sue canzoni più belle: musiche la cui straordinaria bellezza basta e avanza a dare a Gershwin un posto importante non solo tra i grandi della musica del Novecento, ma tra i grandi del pianoforte di ogni epoca».
E qual è questo posto? In che cosa consiste, a sua avviso, la vera grandezza di Gershwin?
«Gershwin, per me, è lo Chopin americano. Per il suo lirismo, per il suo temperamento romantico, ma non solo. Vede, io sono compositore a mia volta e, quando eseguo musica altrui, cerco di ragionare da compositore, di mettermi nella testa di chi l'ha scritta, per intuirne l'intima articolazione, l'architettura: e posso dire che, più si suona Gershwin, più si comprendono le sue affinità tra il suo modo di comporre e quello dei capolavori di Chopin».
Detto della componente "classica" del concerto di stasera, per quanto riguarda la sua metà jazz si può dire solo che non poteva essere affidate a mani (anzi, a corde vocali) più appropriate di quelle di Lara Luppi, una interprete di clase autenticamente internazionale che da anni affronta il repertorio jazz, blues e gospel con grande bravura e intelligenza.
Signora Luppi, che cosa ci può dire per presentare ai nostri lettori la sua esibizione a Pianello?
«Che eseguirò canzoni note e meno note di Gershwin accompagnata da una nuova, eccellente formazione che ha debuttato accanto a me quest'anno ma con cui è nato un grandissimo affiatamento: Paolo Alderighi al pianoforte, Roberto Piccolo al contrabbasso e Nicola Stranieri alla batteria. E poi tengo a dire che le mie interpretazioni, pur lasciando spazio all'improvvisazione come nel jazz deve avvenire, saranno molto "filologiche", fedeli all'originale, anche perché ho voluto conservare il loro pathos teatrale. Queste canzoni sono tutte prese da musical: ciascuna di essere è stata concepita come un momento di una trama teatrale ben precisa. Ognuna di queste canzoni ha dietro una storia: e la mia ambizione, quando le canto, è riuscire a farlo sentire».

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