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Domenica 1 Luglio 2012 - Libertà

veleia Il sito archeologico preso d'assalto dal pubblico per l'inaugurazione del Festival del teatro antico con la "strana coppia" e il giornalista Domenici



Margherita Hack con Giulio Scarpati e Viviano Domenici a Veleia presa d´assalto dal pubblico ...
di DONATA MENEGHELLI
«Siamo figli delle stelle, proprio come dice la canzone. Siamo costruiti degli stessi elementi prodotti dalle reazioni nucleari delle supernove: da lì vengono il calcio delle nostre ossa, il fosforo del nostro cervello, il ferro del sangue. C'è una fratellanza universale e non abbraccia solo gli uomini, ma l'intero universo». Sono parole pronunciate da Margherita Hack, la grande astrofisica italiana, sotto il cielo stellato delle nostre colline, nel sito archeologico di Veleia. La Hack cattura il pubblico. Spiega teorie scientifiche con un linguaggio che tutti comprendono. Proprio come sapeva fare il mito antico.
La lectio magistralis della Hack è stata la vera attrazione del debutto - venerdì sera a Veleia - della rassegna di teatro antico diretta da Paola Pedrazzini, promossa da Comune di Lugagnano, Provincia, Fondazione Piacenza e Vigevano e altri sponsor. Un debutto in grande: per le tematiche trattate (Le costellazioni tra scienza e mito. Le più belle storie scritte nel cielo), per i protagonisti, per il pubblico accorso come mai si era visto in passato nel sito reso disponibile dalla Soprintendenza ai beni archeologici.
Un unicum lo "spettacolo" messo in scena l'altra sera, costruito apposta per l'appuntamento veleiate. La Hack arriva sulla scena tra le acclamazioni del pubblico, che la accoglie con un applauso, alzandosi in piedi. Accanto a lei, l'inseparabile marito Aldo. "Marghe'", come la chiama lui affettuosamente, è incerta sulle gambe, ma è lucidissima nel comunicare. Gli occhi azzurri le brillano. Ha la battuta pronta. Usa un linguaggio non accademico e qualche volta "esce" la sua parlata da "toscanaccia" doc. L'astrofisica, benché da decenni abiti a Trieste dove ha insegnato all'Università e ha diretto - prima donna a farlo - l'osservatorio astronomico, è infatti nata a Firenze, 90 anni fa.
Con lei nello spazio scenico del foro (occupato solo da due maxischermi e tre sedie) ci sono il giornalista Viviano Domenici (archeologo, responsabile per decenni delle pagine scientifiche del Corriere della Sera, ha firmato con l'astrofisica il libro Notte di stelle) e il noto attore Giulio Scarpati, a cui sono state affidate letture (in particolare da Ovidio) sulle costellazioni. «Costellazioni che - come spiega Domenici - sono pure invenzioni. Non esistono aggregati di stelle, disegni nel cielo». «Le costellazioni sono inventate dagli uomini, proprio come si fa con le nuvole, quando ci leggiamo delle figure» avverte la Hack. Parlando di stelle, si parla così anche dell'uomo, di ciò che l'essere umano proietta nel cielo; delle inesauribili domande sull'origine dell'universo, della sua capacità di contemplare. Gli uomini a questi "inganni prospettici" che appaiono come disegni sulla volta celeste, hanno dato il nome di animali, dei, personaggi mitologici. Come Orione, il gigante la cui origine non fu proprio ortodossa, perché venne generato dal piscio degli dei. O Andromeda liberata da Perseo, e ancora Sirio, la stella più luminosa del Cane maggiore, che Aurora donò a Cefalo. Le storie rivivono grazie alla lettura scenica di Scarpati, molto comunicativo, efficace, vicino al pubblico. Peccato che il suo ruolo sia stato limitato a ben poche letture (solamente tre). Ma ad affascinare, oltre al mito antico, ci pensa la scienza. «Perché il cielo - come dice la Hack - è il primo libro scientifico dell'umanità, aperto davanti agli occhi dell'uomo».
Qualcuno potrebbe obiettare che l'incontro di venerdì sera non sia stato uno spettacolo. Certo: è stato un evento, un incontro. Lo spettacolo è quello offerto dal cielo, dalla capacità immaginifica e conoscitiva dell'uomo, intelligenza evoluta. Che pure, talvolta, non tiene fede a questa sua intelligenza. Come quando dà credito a pseudo teorie come la presunta profezia dei Maya e della fine del mondo. Che non esiste. C'è, semmai, la paura umana che il tempo finisca. I millenaristi di oggi? «Dei bischeri», così li liquida la Hack. Lei, maestra del pensiero razionale e libero, è tollerante. Con un'unica preclusione: quella verso chi non si fa domande e non ragiona. «Si può pure andare d'accordo, tra un'atea come me (io spiego il come le cose si originano, non il perché), e un credente che ha fede, perché dà risposte religiose a quello a cui la scienza non può rispondere».
«Invece di proporre gli oroscopi in tv - si augura Scarpati conquistandosi un applauso - la Rai come servizio pubblico dovrebbe offrire una divulgazione alta, sfruttando straordinari patrimoni come quello della Hack». Una donna che sicuramente sa avvicinare la Terra e il Cielo.

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