Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Domenica 3 Giugno 2012 - Libertà

D'Amo e Pezzella, dialogo in Fondazione intorno alla "Società dello spettacolo"

piacenza - Sono trascorsi quarantacinque anni dall'uscita del saggio La società dello spettacolo di Guy Debord e l'associazione Cittàcomune, nell'ambito del ciclo "altronovecento", dedicato alla riflessione critica sul capitalismo globale a partire da alcune delle più significative voci del secolo scorso, invita a rileggere le pagine dello scrittore e filosofo francese per quanto hanno voluto dire allora, ponendosi come punto di approdo dell'esperienza situazionista, e per cosa hanno da dire ai nostri giorni, quando tante delle condizioni prospettate nel lontano 1967 si sono puntualmente realizzate. Se ne discuterà martedì 5 giugno alle ore 21 all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via Sant'Eufemia, 12, nell'incontro La società dello spettacolo. Tra il libro e la cosa, ieri e oggi, al quale interverranno Gianni D'Amo, docente di storia e filosofia al liceo di Codogno, e Mario Pezzella, docente di Estetica alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove tiene anche un seminario su cinema e filosofia. Autore dei libri: La concezione tragica di Hölderlin (Il Mulino, 1993), Narcisismo e società dello spettacolo (Manifestolibri, 1996), Estetica del cinema (Il Mulino, 1996, nuova edizione 2010), Il volto di Marilyn (Manifestolibri, 1999), La memoria del possibile (Jaca Book, 2009), recentemente ha pubblicato Le immagini della merce. Considerazioni sul pensiero di Guy Debord nel volume II dell'opera L'Altronovecento. Comunismo eretico e pensiero critico, edita da Jaca Book e curata da Pier Paolo Poggio, ospite di una precedente iniziativa di Cittàcomune. La legge fondamentale della società dello spettacolo è così sintetizzata da Pezzella: «Quanto più l'esperienza deperisce e si degrada sul piano reale, tanto più la sua messa in scena spettacolare ne offre un surrogato seducente e potente. A questa inversione fondamentale ne segue immediatamente un'altra: quanto più un fenomeno è potenzialmente minaccioso per il potere esistente, tanto più viene rappresentato come effimero, contingente, già noto». Le conseguenze «investono per intero la percezione collettiva del mondo: quanto più un fenomeno perde in qualità materiale, tanto più la sua immagine-fantasma acquista splendore e luminosità; quanto più è artificiale, tanto più deve apparire naturale e indiscutibile; quanto più è frutto della necessità economica, tanto più appare delegato alle libera scelta dei singoli». Il tempo dominante diventa quello fittizio scandito dal ritmo di circolazione delle merci, da pubblicizzare, esporre, caricare di contenuti emotivi, mentre si riduce al massimo il tempo di lavoro necessario per la produzione, in un'enfatizzazione dell'importanza del cosiddetto "tempo libero", da riservare alle vacanze, da trascorrere davanti al piccolo o al grande schermo, nel tentativo di soddisfare i bisogni artificiali indotti per calmare i quali si elabora una certa immagine della merce. Perfino i moti del cuore del cittadino consumatore rientrano in questo circolo obbligato: «Da Natale a San Valentino è tutto un fiorire di buoni sentimenti, inesprimibili in altro modo se non ricorrendo all'acquisto e alla vendita». I fenomeni di «inversione del reale», di «fascinazione ipnotica», di «seduzione generalizzata» possono condurre ai modelli del totalitarismo, staliniano o fascista, o alle forme dello «spettacolare integrato» dei regimi democratici delle società capitalistiche occidentali, dove all'apparato giuridico e istituzionale visibile si affianca un centro decisionale occulto di poteri paralleli.

an. ans.

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio