Venerdì 1 Giugno 2012 - Libertà
Dopo un mese fitto di riprese, la sensazione positiva di aver realizzato un lavoro di ampio respiro, che darà visibilità alla nostra bella città
di MAURO MOLINAROLI
Un mese senza tirare il fiato e un fitto e intenso lavoro quello di Giorgio Leopardi: con tenacia e con convinzione l'idea di girare un film a Piacenza l'ha conquistato e gli ha ridato un entusiasmo che aveva perduto. Dopo mesi di gestazione i tasselli del puzzle si sono ricomposti e il film ha preso sempre più consistenza. L'eredità è dietro l'angolo diretto da Carlo Sarti lo ha affascinato ed è orgoglioso di avere reso Piacenza ricca di colori, di avere dato il via nella finzione filmica, ad alcune suggestioni urbane del centro storico cittadino che secondo il produttore piacentino daranno respiro e una linfa particolare al lavoro.
Un mese di riprese in centro, nella casa di via San Marco tra un set e l'altro. Che impressione ha avuto?
«Ho sentito vicina la città e ho provato una sensazione bellissima, che avevo dimenticato. Era dal 1994 quando decisi di puntare su Piacenza per la realizzazione di Belle al bar, che non avevo gli occhi addosso nella mia città, l'incoraggiamento della gente e soprattutto l'ottimo rapporto con le istituzioni piacentine. Perché Comune, Provincia e Fondazione di Piacenza e Vigevano hanno capito il valore di quest'opera, un film molto particolare che, mi auguro, abbia successo. Un film-commedia che mischia i generi e grazie alla competenza e alla professionalità di Carlo Sarti, potrà essere una bella sorpresa. Un'opera corale da cui dovrebbero emergere anche gli antichi palazzi, le strade e i vicoli, ma soprattutto il substrato di una città del nord di provincia, coi suoi aspetti positivi, i suoi vizi e anche i suoi difetti».
A cominciare dal regista, tutta gente giovane, dagli attori - ad eccezione di Beruschi - ai tecnici, come mai questa scelta: non pensa che con qualche interprete affermato il film potrebbe avere più appeal?
«Non credo proprio. A parte il fatto che sia Bucci che Muniz sono noti al pubblico giovane così come la Fornasier, oggi la gente nelle commedie cerca soprattutto la leggerezza e le storie narrate. Noi stiamo costruendo un film che ha una storia articolata coi suoi personaggi, per cui penso che un grande nome non avrebbe spostato la bilancia a favore dell'opera, tenuto conto che oggi dobbiamo fare i conti con il budget di spesa e che le grandi produzioni nel nostro Paese non sono poi così tante. Ci sono film leggeri che sono partiti in sordina e hanno ottenuto un successo straordinario. Pensi ad esempio a Checco Zalone. Quando girò Cado dalle nubi chi lo conosceva? Il pubblico televisivo, i giovani che guardano Zelig. A volte la fortuna di un film percorre strade che non sempre conosciamo. Penso, ad esempio, a Se sei così ti dico di sì con Belen Rodriguez ed Emilio Solfrizzi diretto da un regista molto bravo come Eugenio Cappuccio. C'erano tutte le premesse per un grande successo e invece è stato un flop nonostante i costi molto elevati. Qualche anno fa ricordo che un film sconosciuto come Dopo mezzanotte di Davide Ferrario con Giorgio Pasotti, Francesca Inaudi e Fabio Troiano, allora poco noti al grande pubblico, noonostante budget limitato, ottenne grandi consensi dalla critica e fu accolto molto bene anche dal pubblico. Gli itinerari dei film sono strani e spesso imprevedibili».
Il rapporto con la troupe com'è stato?
«Sono sincero. Con il regista, persona squisita e con gli attori, tutto è andato benissimo. Le maggiori tensioni sono state provocate dallo staff tecnico, troppo sindacalizzato e poco sensibile nei rapporti umani. I loro costi tra l'altro sono stati piuttosto elevati e l'altro giorno, per un bonifico che tardava ad arrivare, un banale ritardo di giornata, mi hanno messo in difficoltà dicendomi che non avrebbero girato se non fossero arrivati i soldi. Questi signori, peraltro tecnicamente bravissimi, se ne vanno dopo avere percepito il loro compenso fino all'ultimo centesimo. Questa cosa mi ha notevolmente amareggiato perché ho avuto riscontri positivi da tantissime persone e inutili grane con lo staff dei tecnici che, ripeto, da un punto di vista professionale è impeccabile. Ma io guardo anche i rapporti umani tra le persone…».
Un bilancio di questo mese, tenuto conto che poi ci saranno il montaggio e le musiche.
«Positivo e in tal senso vorrei ringraziare il supporto di due imprenditori piacentini che preferiscono non essere citati, per il loro contributo. Desidero poi ringraziare il dottor Giorgio Gravigna che è stato fantastico, Rita Tagani, Giulia Bertuzzi e Carlo Mosconi che, seppur in modi e forme diverse, hanno collaborato con grande passione e con una straordinaria dedizione».