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Venerdì 22 Giugno 2012 - Libertà

(p. s.) A un anno dall'avvio del progetto della rete piacentina di cure palliative

(p. s.) A un anno dall'avvio del progetto della rete piacentina di cure palliative, la responsabile dottoressa Raffaella Bertè, coordinatrice del convegno in Sant'Ilario, confessa che la cosa che la sorprende di più, giorno dopo giorno, sta il fatto che le cure palliative precoci allungano la sopravvivenza e in alcuni casi migliorano la qualità della vita del malato, riducendo gli interventi aggressivi: «Molti arrivano in hospice con qualità di vita compromessa e ne traggono miglioramento». Il bilancio dell'attività è notevole: sono state raccolte 508 richieste e inseriti tra i due hospice di Piacenza e Borgonovo ben 318 pazienti. Il progetto fortemente voluto come alleato delle cure oncologiche dal professor Luigi Cavanna, rivela tutto il suo potenziale.
La rete prevede consulenze intraospedaliere, valuta il ricovero in hospice o nel day hospice, si proietta sulle cure domiciliari di base o specialistiche, sull'ambulatorio, include attivamente i medici di base e gli ospedali.
«Va costruita oggi la parte di domiciliarità - puntualizza Bertè - vale a dire come i medici palliativisti lavoreranno con i medici di medicina generale, ruoli ancora da definire, aspettiamo il documento Stato-Regioni in cui troveremo i criteri di azione, ciò non toglie che il medico palliativista sia a disposizione dei medici di medicina generale che vengono in hospice o chiamano per un consiglio telefonico».
In quanto all'accesso alle cure palliative, quegli interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali rivolti al malato e al nucleo famigliare, sono un fronte molto avanzato e interdisciplinare.
«Li definisco come un modo diverso di assistere il malato e la sua famiglia - prosegue Bertè - non è un modo contrario alla medicina, non è un fatto filosofico o solo di scienza, implica l'aspetto di umanità e di relazione, è un ritorno alla medicina antica, è un modello che dovrà entrare in tutti gli ambiti assistenziali. Spesso ci siamo barricati nella medicina difensiva, poche relazioni e molta tecnica, ma proprio la relazione che hai con le persone è spesso il miglior farmaco, come il rapporto di empatia che funziona. Noi mettiamo sempre al centro il malato e rispettiamo le sue richieste».
E così per Bertè, l'hospice rappresenta anche un modo di mettersi in gioco scoprendo il piacere di imparare tanto e tutti i giorni, dopo anni di lavoro nella medicina interna, in oncologia ed ematologia. La parola "palliativo" acquista un sapore nuovo: «Non è qualcosa che usi quando non sai cosa fare, ma quando non c'è più niente da fare c'è tutto da fare».
La Casa di Iris, che si occupa di fornire tutti i servizi previsti dai livelli assistenziali propri della rete di cure palliative per i malati in fase avanzata (dal controllo terapeutico dei sintomi della malattia al supporto psicologico per ospiti e famigliari), ha tra i primi sostenitori Comune e Provincia di Piacenza, Ausl, Lilt, Camera di Commercio, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Confindustria, Diocesi, Confcooperative, Caritas, Upa Federimpresa, Associazione Malato Oncologico Piacentino, Comune di Borgonovo, Amici dell'Hospice di Borgonovo.

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