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Martedì 7 Giugno 2005 - Libertà

Le nuove sfide dell'industria

L'associazione ha festeggiato al Collegio Alberoni il sessantesimo della fondazione ed il passaggio di consegne alla presidenza. Due parole d'ordine: innovazione e ricerca

Le parole "chiave" si assomigliano sempre: innovazione, ricerca, l'importanza di far squadra. Ieri però, al sessantesimo dell'Associazione Industriali, hanno risuonato con un'urgenza e una forza nuove, che si spiegano anche con la sensazione condivisa di essere ad una svolta epocale, da non vivere con pessimismo, ma piuttosto con gli occhi bene aperti, affinando lo spirito di "sacrificio e la fantasia" come ha detto qualcuno.
Una folta assemblea di industriali, amministratori, sindacalisti hanno partecipato all'incontro al Collegio Alberoni che è stato tante cose insieme: una festa di compleanno per il sodalizio economico, un passaggio di testimone, dalla presidenza durata sei anni di Giuseppe Parenti a quella di Sergio Giglio, e una celebrazione - in un momento tra i più duri - della vitalità delle imprese, con premi alle veterane dell'associazionismo.
Parenti si congeda gettando uno sguardo dietro l'angolo: "Le previsioni sono moderatamente positive", ma i primi dati 2005 potrebbero portare anche preoccupazioni. Chiede di investire in infrastrutture e conoscenza, per le prime si rivolge al viceministro Ugo Martinat (Infrastrutture, Trasporti), che difende la Legge Obiettivo, gli appalti resi più fluidi e parla degli investimenti sull'asse padana. "Arriverà il ponte sul Po, costerà 147 milioni, è nel piano decennale Anas 2003-2012, a marzo si è approvato il progetto preliminare". Arriverà prima la Statale 45 nel tratto Perino-Cernusca ("E' nel piano triennale 2004-2006 in via d'approvazione"). C'è solo da aspettare.
E sulla concretezza sembra puntare dritto il nuovo presidente, Sergio Giglio, dopo anni in cui "si è molto progettato e poco realizzato". Bene il gioco di squadra, le energia Piacenza le ha, le risorse pure "ma non devono essere scoraggiate". Piace ai sindacalisti il suo passaggio sul contributo degli immigrati, piace a tutti il richiamo all'orgoglio civico di lavorare per la città, ma anche alla capacità di osare e pensare in grande. C'è, tutto sommato, quel clima che nasce fra chi, sapendo di doversi tirar su le maniche, sa anche come sia importante aiutarsi a vicenda: imprenditori e lavoratori, pubblico e privato. O ci si salva insieme, o non si salva nessuno. Pierluigi Magnaschi, direttore dell'Ansa, dà anche qualche idea su come cominciare, anzitutto cambiando atteggiamento culturale, e per esempio con il riconoscere nelle imprese che agiscono nel rispetto delle regole e creano ricchezza un valore socialmente meritevole, forse il più meritevole, insieme all'urgenza di diffondere in Italia una cultura autenticamente aziendalista.

PATRIZIA SOFFIENTINI

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