Sabato 11 Agosto 2012 - Libertà
Ma ha ancora senso finanziare e fare il Festival del diritto?
IL DIBATTITO
di WALTER ROSSI
Per far capire che non stiamo vivendo un momento normale, mi affido alle parole di Enrico Letta, vice segretario nazionale del Pd che ha recentissimamente dichiarato al Corriere della sera che "faccio presente che siamo vicini alla fine del mondo, per come lo abbiamo conosciuto". Le imprese saltano come dei birilli, la disoccupazione (per chi aveva un lavoro) dilaga; chi, un lavoro non ce l'aveva, rimane con le mani in mano e le prospettive di un futuro lavoro, per lui, si stanno rapidamente allontanando; le opere pubbliche in corso non vengono pagate; vengono cancellati enti storici come le Province come se fossero degli irrilevanti tratti di gesso su una lavagna. Aumenta la pressione fiscale che è già insostenibile. Sono a rischio le tredicesime. E si potrebbe continuare.
In questa tormenta, meglio sarebbe dire tornado, che rimette in discussione tutto, a Piacenza - mentre anche qui si rivedono al ribasso tutte le spese pubbliche, quando non sono cancellate del tutto - solo il "Festival del diritto" rimane indiscusso. A Cortina (a Cortina!), quest'anno, è stato invece cancellato "Cortina incontra" che, da metà luglio e metà agosto, era diventato l'ombelico della vita politica e culturale italiana, essendo sempre stato trasmesso in tv via satellite e, recentemente, sul digitale terreste, suggerendo, in aggiunta, quasi tutti i giorni, l'apertura politica di tutti i media.
Sempre quest'anno, anche il premio Capalbio (così caro alla sinistra capitolina e, in genere, ai radical chic dell'intero paese) sarà pure lui cancellato. La motivazione, in entrambi i casi (e nei moltissimi altri casi che si potrebbero citare in proposito), è la mancanza di fondi.
Solo a Piacenza invece, pare che i fondi ci siano sempre. Ma è vero?
Il Festival del Diritto costa, in base ai consuntivi degli anni precedenti (che sarebbe opportuno fossero pubblicati in dettaglio sul sito del Comune) sul milione di euro, cioè, per dirla in parole comprensibili a tutti, sui due miliardi di vecchie lire!
Chi ha sinora organizzato questo evento, dice, a sua parziale giustificazione, che una parte di questa spesa è sostenuta dagli sponsor (che percentuale rappresentano, le elargizioni degli sponsor, in base ai consuntivi degli anni precedenti? Sarebbe bene che questa percentuale fosse esattamente precisata in un'eventuale risposta).
Sennonché anche questo aspetto deve essere chiarito. Se lo sponsor è un ente pubblico o parapubblico locale, nel quale, ad esempio, compete, al Comune di Piacenza, il diritto di nominarne alcuni componenti, siamo al condizionamento che giustifica la partita di giro, per non dire la foglia di fico pura e semplice. Nel senso che sempre di soldi pubblici si tratta e magari si tratta, è ciò è politicamente ancor più grave, di soldi pubblici che, in concreto, sono stati sottratti a destinazioni sociali o economiche o sociali più utili, giustificate ed urgenti. Basti pensare alle sponsorizzazioni a favore del Festival del diritto elargite dalla Camera di Commercio o dalla Fondazione, a da banche o società, in rapporti con il Comune, tanto per citare qualcuno.
Ad esempio, a Torino, nello scorso mese di luglio, è successo un giusto maremoto politico che ha avuto riflessi in altre città (ma non a Piacenza, purtroppo) perchè si è scoperto che l'Iren (la multiutility che opera, in condizioni quasi monopolistiche, anche a Piacenza) ha sponsorizzato, con un milione di euro, il Festival del Jazz del capoluogo piemontese. In tal modo, attraverso le bollette dell'Iren, prima o poi più care, anche a causa di queste disinvolte elargizioni agli amici degli amici, pure i piacentini, senza saperlo, finiranno per pagare, il jazz che hanno ascoltato i torinesi.
Pur senza accogliere il pur inquietante, perchè troppo spesso vero, convincimento di un celebre procuratore milanese che, sulla vicenda dell'ex Pd Penati, ha detto che "le sponsorizzazioni sono spesso delle tangenti anticipate", basterebbe ricordare il pensiero di John M. Keynes che diceva che "non ci sono pasti gratis". Nel senso che, se ci sono pasti gratis, vuol dire che c'è sempre qualcuno che, da una parte o dall'altra, comunque li ha pagati. Ecco perchè, mentre sta venendo giù il mondo, ci si augura che l'amministrazione Dosi se ne renda conto e assuma la decisione di non sprecare, in questo momento drammatico per tutti, altri soldi pubblici, sospendendo il Festival del diritto. Anche se, vedendo come i partiti di ogni colore (salvo quelli di cui si deve aver paura) si stanno suicidando da soli, non ritengo che questa mia proposta sarà accolta. Ovviamente, per le considerazioni già fatte, mi auguro di aver torto. Le reazioni a questo loro assopimento negli interessi delle loro conventicole, i partiti le sentiranno alle prossime elezioni. E sarà un brutto risveglio, non solo per loro ma, purtroppo, anche per noi.