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Giovedì 6 Settembre 2012 - Libertà

Il sipario della fortunata manifestazione si è chiuso tra scroscianti applausi con la cerimonia di premiazione

Bobbio Film Festival



Il regista Marco Tullio Giordana a Bobbio: ha ricevuto il premio Libertà e lo ha dedicato a ...
di MAURO MOLINAROLI
E' una serata particolare e lo avverti dal pubblico che gremisce ogni piccolo spazio del Chiostro di San Colombano. Dall'emozione di Pier Giorgio Bellocchio e Paola Pedrazzini, stanchi e provati dopo questa maratona che va avanti da quindici giorni. E poi ci sono i ragazzi dei corsi di Farecinema e di critica cinematografica: per loro è come fosse l'ultimo giorno di scuola. Hanno vissuto un'esperienza irripetibile e la porteranno dentro loro stessi. Ma c'è anche la premiazione, la consegna del Gobbo d'Oro, una scultura realizzata dall'artista Luigi Scaglioni. Ci sono il sindaco e l'assessore alla cultura di Bobbio, Marco Rossi e Roberto Pasquali, Francesca Calvelli in rappresentanza di Marco Bellocchio che ha dovuto dare forfait a malincuore, ma il tempo è sempre poco e Bella addormentata concorre a Venezia, ergo c'è da correre per ultimare il film.
C'è Gianni Schicchi particolarmente silenzioso (malinconia?) mentre Luigi Cavanna che deve premiare, in rappresentanza della Fondazione di Piacenza e Vigevano, si rammarica per essere troppo casual; e poi gli ospiti che non hanno voluto mancare alla serata di chiusura: per chi ha ottenuto un riconoscimento, è importante essere presente perché il Bobbio film festival ha una sua storia, un suo percorso ed oggi è conosciuto ovunque. Un'occasione importante nonostante tutto e malgrado tutto.
Ma in questa soirée in cui tutti si sentono (giustamente) protagonisti, la sorpresa più bella arriva da Marco Tullio Giordana; il direttore Gaetano Rizzuto gli consegna il riconoscimento, il premio che ogni anno "Libertà" mette a disposizione e lui, con la semplicità dei grandi, con la naturalezza che conviene a chi ha un lungo percorso artistico alle spalle, non ha dubbi: «Dedico questo premio - dice - a Giuseppe Bertolucci, per la sua grande libertà intellettuale che è stata d'insegnamento a tanti e per la forza della sua immaginazione». Perché secondo Marco Tullio Giordana, ogni artista deve essere dotato di una propria forza interiore. Scatta l'applauso, è una cosa bella, trasversale ma soprattutto inaspettata, perché Giuseppe Bertolucci è stato autore e regista, fratello di Bernardo e figlio del poeta Attilio, amico da sempre, in anni lontani di Pier Paolo Pasolini, il quale, giovane universitario, andava spesso nella casa romana del poeta parmigiano, per chiedere consigli sul valore del proprio lavoro giovanile. Altre storie, storie molto lontane che la magia di Bobbio sa tirare fuori.
E poi Giuseppe Battiston, un attore preparato e bravo, una montagna d'uomo con barba e capelli risorgimentali. Ritira il premio per Io sono Li, è arrivato da Milano dove sta ultimando le riprese di un noir di Bruno Oliviero; è soddisfatto per il successo che il film di Andrea Segre sta avendo. Partito alla chetichella, questa pellicola sta trovando una propria dimensione in Francia, perché il film racchiude capacità tecniche, poesia e una storia di dimensioni multietniche che piace, commuove e fa riflettere. Con Battiston c'è anche Leonardo Scarpa, scenografo di Io sono Li che nella sua lunga carriera ha lavorato anche con Marco Bellocchio (Gli occhi, la bocca ed Enrico IV) e soprattutto con Carlo Mazzacurati, Pupi Avati e Daniele Luchetti. Ci sono anche il giovane regista Massimiliano De Serio (Sette opere di misericordia) e un timido e spaesato Gabriele Spinelli (miglior attore ne L'ultimo terrestre): attenzione, perché questo interprete toscano ha talento, lo vedremo ancora e saprà emergere.
Il pubblico applaude, i ragazzi quando parte una "clip" su Farecinema e viene citato Franco Piavoli, esplodono in un applauso per il maestro de Il pianeta azzurro. Questo è il festival. Si spengono le luci, appaiono i titoli di Romanzo di una strage, l'ultimo film in programma: una storia italiana, una brutta vicenda quella maledetta bomba che il 12 dicembre 1969 cambiò il futuro a questo Paese. L'esplosione, Pinelli, Calabresi, i servizi segreti deviati, le due verità, la pista anarchica e quella golpista, fascista. Le due Italie e un lungo applauso al termine della proiezione. Cala così il sipario sul festival e anche lo scriba di questa provincia a tratti ispida, saluta.

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