Martedì 15 Maggio 2012 - Libertą
Dal Minimalismo al Graffitismo
Chiuso in Fondazione il ciclo di incontri sull'arte americana
piacenza - Con l'incontro su "Minimalismo, Concettualismo, Fotorealismo, Graffitismo" si č chiuso all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano il ciclo di conferenze di Elena Sichel su due secoli di arte statunitense, dall'Ottocento alla soglia del terzo millennio, dedicate alla memoria del medico Eugenio Sordi, morto un anno fa, ricordato dalla relatrice per l'amicizia e la costante attenzione con la quale aveva seguito le precedenti edizioni dell'iniziativa.
In apertura, Sichel ha richiamato un aspetto accennato la volta scorsa nel dibattito con il pubblico, ossia il rapporto tra il potere politico nell'America uscita vincitrice dalla seconda guerra mondiale e alcuni dei protagonisti dell'arte del periodo, in particolare appartenenti al movimento dell'espressionismo astratto, quando ai vertici della Cia e del Moma di New York sedevano le stesse persone, temi affrontati da Francesco Tedeschi nei saggi pubblicati da Vita e Pensiero, e ne Gli intellettuali e la Cia. La strategia della guerra fredda culturale di Frances S. Saunders, Fazi editore.
Il discorso dell'ultima lezione si č comunque concentrato sui decenni successivi al 1950, seguendo le correnti definite dal critico Clement Greenberg pittura "a campo di colore" e "postastrattismo". Alla prima si riconducono le opere di Helen Frankenthaler, fortemente influenzata da Jackson Pollock nelle tele coperte da colature di colore, Morris Louis e Kenneth Noland, entrambi attratti dalla magia degli accostamenti cromatici, pur muovendosi il primo nella direzione di una maggiore strutturazione geometrica. Tra i post-astrattisti: Robert Motherwell, dalle tele materiche, frutto di un procedimento improntato a una spiccata gestualitą, e Agnes Martin, ammiratrice della cultura orientale e anticipatrice del minimalismo, la cui mostra, nel 1966, si tenne al Moma. «Come l'espressionismo anche il minimalismo si basa sul colore, ma mentre il primo punta sull'emotivitą dell'osservatore, l'altro si sofferma sulla percezione di ogni dettaglio» ha esemplificato Sichel. A sollecitare la riflessione razionale sarą soprattutto il concettualismo, nei lavori di Joseph Kosuth o di Lawrence Weiner. Le opere, spesso a dimensione gigante, dei fotorealisti indagano la realtą americana, nei suoi miti e nei suoi volti di ordinaria umanitą. Il viaggio č terminato con le vite bruciate in un attimo del graffitista Keith Haring, che tanto ha caratterizzato la scena degli anni Ottanta, tra happening, murales e un omino icona della moda e del costume, e di Jean-Michel Basquiat, "il fanciullo radioso" della Factory di Andy Warhol.
Anna Anselmi