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Sabato 19 Maggio 2012 - Libertà

Guerrini: il mio teatro si paga col baratto

L'attrice domani a San Nazzaro per Terre Traverse in scena col suo "Orti insorti"

di DONATA MENEGHELLI
Ha scelto di lasciare la città per la campagna; il teatro per diventare contadina. L'attrice e drammaturga Elena Guerrini sulla sua particolare esperienza di contadina nella Maremma Toscana, iniziata una manciata d'anni fa, ha costruito uno spettacolo che ora porta in giro per il mondo - anche nelle metropoli come New York - riscuotendo grande successo e proponendo alternative coraggiose rispetto a modi comuni di vivere, magari non scelti ma imposti.
Questa attrice e autrice così particolare sarà ospite dalla rassegna di Terre traverse, associazione di aziende agricole, con il suo spettacolo Orti insorti: appuntamento domani sera alle 21, alla Cascina Colombarone di San Nazzaro di Monticelli. Lo spettacolo, come spesso accade per i lavori della Guerrini, va in scena sull'aia della bella Cascina Colombarone della famiglia Paraboschi. L'evento è organizzato in collaborazione con il Consorzio dell'Asparago Piacentino di cui Luigi Paraboschi è vicepresidente. Sull'aia infatti, anche un pentolone con un buon minestrone e l'asparago per il finale. L'evento è inoltre organizzato con il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano e della CCIAA. L'associazione Pro Loco di Baselica ha messo a disposizione le attrezzature.
La genesi dello spettacolo, nato nel 2009, ce la racconta la stessa protagonista: «Orti insorti è legato al mio trasferimento in campagna: dalla città mi sono spostata in Maremma, nella terra dei miei nonni. Ma soprattutto nasce dalla mia "pancia", perché nel momento in cui sono rimasta incinta di mio figlio ho iniziato a pensare a cosa mangiamo, a cosa respiriamo, alla terra che calpestiamo. Non sono mai stata una fondamentalista dell'ambiente, anzi sono stata sempre molto volta al consumismo e ho sempre soddisfatto le mie esigenze di donna cittadina frettolosa, senza stare molto attenta a ciò che c'era nel carrello della spesa. Ma ho iniziato a pensare a qualcosa di diverso, dal mio ritorno a Manciano, il paese di mio nonno in provincia di Grosseto: ho fatto la scelta di vivere in questo paesello, in campagna per raccogliere storie e per far sì che mio figlio potesse crescere qui».
La cosa curiosa è che qui l'ingresso è a baratto. Si portano prodotti della terra. Tu, per i primi due anni di vita in campagna, hai fatto teatro nelle case, e sei stata accolta.
«Così iniziai a barattare i miei spettacoli con storie e prodotti della terra. La domenica andavo nei poderi con mio marito e il mio bambino, ci facevamo invitare a pranzo e il pomeriggio facevamo lo spettacolo, raccontando un pezzetto di questa storia che poi si è chiamata Orti insorti, che è la storia di mio nonno. Chi era lì presente, poi, ci raccontava altre storie. Le persone mi chiedevano che cosa volessi in cambio dei miei spettacoli, perché l'arte non è gratuita. Io rispondevo loro di pagarmi con quello che avevano. E così è successo: olio, formaggio, vino, uova, caciotte, prodotti che la terra offre. Per due anni io non ho fatto spesa. Ci tengo anche a dire che questa esperienza l'ho vissuta prima della crisi economica e anche lo spettacolo è nato prima. Poi la crisi lo ha reso ancor più attuale».
Talmente attuale da essere presentato, in questi giorni, a Milano, per uno degli eventi in preparazione dell'Expo 2015.
«Sì, è stato bello un baratto milanese. Davvero ben accolto. Lo spettacolo in questo caso è stato pagato dall'assessorato alla cultura del Comune di Milano, ma ci ho tenuto che ciascun spettatore portasse qualcosa in dono. Il denaro invece tende a deresponsabilizzarti, distanziarti. I prodotti che abbiamo raccolto li daremo in beneficenza. Sulla logica del dono e del baratto, è anche basato il festival che propongo da cinque anni in Maremma. Qualche esempio: Paolini è stato ricompensato con 300 litri d'olio e vino; Moni Ovadia ha raccolto tanti alimenti che ha regalato a don Gallo. Questo è anche un modo di vedere ciò che mangiamo. Ora sto lavorando al tema del paesaggio. Anche questa una bella riflessione, perché il paesaggio, che ci dà da mangiare, ce lo stiamo mangiando con la cementificazione».

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